“Gli imputati hanno posto in essere un atto di profanazione contro un monumento naturale, progettato per provocare e “ferire” simbolicamente un sito venerato per la sua bellezza incontaminata.” È quanto scrive il giudice del tribunale di Agrigento, Andrea Terranova, nelle motivazioni della sentenza con la quale tre mesi fa ha condannato i due soggetti che – il 7 gennaio 2020 – imbrattarono con della polvere di ossido di ferro di colore rosso la famosa Scala dei Turchi.
Per la vicenda sono stati condannati due favaresi difesi dagli avvocati Salvatore Cusumano e Antonella Carlino . Al primo, esecutore materiale dello sfregio, sono stati inflitti 3 mesi e 5 giorni di reclusione, riconoscendo anche una capacità di intendere scemata. Al secondo, che avrebbe fatto da “palo”, 4 mesi e 15 giorni di reclusione.
Scrive il giudice: “Si deve ritenere che entrambi gli imputati abbiano concorso nell’imbrattamento della marna bianca di Realmonte, bene all’epoca di proprietà privata, ma di notevole valore paesaggistico e culturale, e quindi oggetto di tutela pubblica [..] Il testimone ha osservato che una grossa quantità di ossido di ferro era presente nella parte alta della Scala dei Turchi, segno del lancio del materiale dall’alto che per gravità, disciolto dagli spruzzi della marea e dall’umidità della notte, sarebbe dovuto scendere verso il basso, coprendo un’ampia superficie della marna [..] Le testimonianze escusse affermano esplicitamente che senza questa rapida azione -con la partecipazione spontanea di turisti, impiegati comunali e del personale della protezione civile del comune di Realmonte- il danno sarebbe stato permanente, specialmente se avesse piovuto.”