“La scelta di vietare l’educazione sessuale nelle scuole medie e di introdurre il consenso informato alle superiori rappresenta, a mio avviso, un cortocircuito istituzionale significativo. La scuola, che dovrebbe essere il presidio educativo più autorevole e sicuro, rischia di essere sostituita dall’industria pornografica come principale fonte di apprendimento sulla sessualità. È come se decidessimo di spegnere la luce in aula, sperando che i ragazzi imparino a orientarsi nel buio”.
Lo afferma Francesco Pira, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Messina, da anni impegnato nei progetti di educazione ai sentimenti e promotore di un approccio integrato all’educomunicazione.
“Nel mio lavoro sul campo – prosegue il sociologo – ho incontrato centinaia di preadolescenti e adolescenti. Li ho ascoltati nei loro silenzi, nelle loro fragilità, nel loro bisogno spesso inespresso di essere accompagnati nel riconoscere le emozioni, il rispetto del corpo, il consenso, la relazione autentica. Quando manca una narrazione educativa, il rischio è che si affermi quella più accessibile, ma anche più distorta: la pornografia online. È qui che molti ragazzi, da soli, iniziano a costruire la propria idea di intimità, relazione e identità. Ed è un terreno che non è neutro: è pieno di stereotipi, violenza simbolica, modelli tossici”.
Il professor Pira rilancia la proposta di un’educazione integrata, con un’équipe stabile di esperti nelle scuole e percorsi di formazione continua per i genitori.
“Occorre una scuola che non abbia paura di parlare di sentimenti, di identità, di sessualità, in modo serio e scientifico. Ma serve anche una scuola per genitori, perché oggi molte famiglie si trovano disorientate di fronte alla velocità dei cambiamenti culturali. L’alleanza educativa tra scuola, famiglia e territorio è l’unico modo per contrastare il vuoto formativo che lascia spazio alla pornografia come surrogato educativo”.
Sul tema, il sociologo richiama anche l’urgenza di un approccio comunicativo innovativo: “La campagna #HackingThePorn lanciata in questi giorni è la conferma che la comunicazione può essere un ponte, anche nei luoghi più impensabili. Ma non può sostituirsi all’istituzione scolastica. Serve una buona educomunicazione che sia capace di incontrare i giovani dove sono, ma anche di accompagnarli dove non sono ancora arrivati, con linguaggi appropriati, con competenza e con rispetto”.
“Non possiamo arretrare proprio adesso – conclude il sociologo Pira –. Mentre cresce il disagio relazionale, mentre il dato sul primo rapporto sessuale sotto i 13 anni ci interroga, mentre metà degli adolescenti non parla mai di sesso in famiglia, scegliere il silenzio è una forma di complicità. Non si tratta di ideologia, ma di responsabilità educativa. E di futuro”.