Il Ponte sullo Stretto non si deve fare. E adesso la Corte dei Conti dice anche perché. Sono state trasmesse le motivazioni della prima delle due bocciature pronunciate dai magistrati contabili, quella del 29 ottobre.

I tre motivi della Corte, si parte dai temi ambientali
Sono tre i motivi posti dalla Corte. Secondo i magistrati contabili la delibera violerebbe la normativa europea sulla tutela dell’habitat naturale dello Stretto. Il primo tema, dunque, è di natura ambientale. La delibera Iropi che lo rende una priorità nazionale non supererebbe questo problema per carenza di istruttoria.


Il secondo punto riguarda le modifiche al rapporto contrattuale fra governo e Società Stretto di Messina. Il contratto predisposto in istanza ai tempi di Berlusconi, puntava sul project financing quindi su denaro proveniente dai privati. Nel passaggio al finanziamento pubblico la Corte trova punti di inceppamento contrattuali

Il terzo punto sarebbe la mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei Trasporti sul piano delle tariffe che stanno alla base del piano economico finanziario dell’opera. Insomma non è chiaro quanto costerà attraversare il ponte e questo è un elemento essenziale per la sostenibilità economico finanziaria dell’opera nel tempo.

Tutti elementi tecnici, dunque, che adesso la Società Stretto di Messina e i tecnici del Ministero analizzeranno nel dettaglio.

La Cgil “Il Ponte farebbe più danni all’economia che portare vantaggi”
Intanto arriva anche uno studio della Cgil Calabra fatto proprio dal sindacato a livello nazionale secondo il quale il Ponte sarebbe dannoso per il lavoro, si perderebbe un traffico merci fra i 20 e i 30 mila containers, le navi da crociera non passerebbero più per lo Stretto e si rischiano i posti dei lavoratori del traghetti dello Stretto.

La replica leghista
“La Cgil manca di rispetto al lavoro e ai lavoratori in nome di una miserevole propaganda ‘no Ponte’. Landini non fa altro che pensare a scioperi a danno del Paese e di milioni di italiani e annuncia la partecipazione alla manifestazione No Ponte che ci sarà sabato a Messina. Di lavoro non se ne parla, lo andasse a raccontare agli oltre 15 mila candidati che, in poco più di un mese, hanno fatto domanda di poter lavorare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Come può un sindacato ignorare questo fenomeno? Questa è economia reale per il territorio, non chiacchiere. In tutti i Paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento, la riprotezione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse nell’arco del periodo di costruzione” sostiene Nino Germanà, vicepresidente dei senatori della Lega al Senato.