Quando ero caruso mio patre non mi accompagnava a scuola con la machina.

Non ce l’aveva proprio, e neanche il mulo o lu sceccu (1). Lui si alzava prima che agghiurnava e lemme lemme se ne andava a’ppedi a zappare. Io uscivo di casa che erano le otto e andavo alle Scuole Nuove. La mia famiglia era dignitosa, ma povera. Portavo il fadale (2) nero col collettino bianco di plastica, il fiocco di raso celeste e uno scudetto che c’era scritto l’anno e che ogni anno si cangiava con quello dell’anno dopo e siccome a scuola ero attento e mi facevo tutti i compiti ogni anno passavo. Nella mia classe eravamo quasi cinquanta carusi e certi giorni se gli assenti erano pochi qualcuno restava in piedi… e ogni giorno il maestro Maimone tornava a casa coi capiddri tisi… Portavo in una cartella di plastica il sussidiario ed il libro di lettura, un quaderno a righi ed uno a quatretti, le figurine di li iucatura di pallone (di sgamo, però, che se il maestro le vedeva me le sequestrava e le metteva nell’armadietto…) e qualche pallina di vetro per giocare a fussetta. E poi la tortola…li pizzati…(3)

Un giorno trasi in classe uno che aveva un elenco e liggì una ventina di nomi compreso il mio: era l’elenco di la refezione scolastica. Io non capivo il significato di questa palora però so che dal giorno dopo ogni matina passava il bidello con uno scatolone delle banane che ci dicino cichita e mi dava un panino ntrusciato (4), una cutugnata e una banana mezza ngresta (5). Ma non a tutti i carusi: solo a quelli abbisognosi.

I carusi abbisognosi….mi ricordo che i “figli di papà” guardavano con allammico (6) quelle cose che ci portava il bidello, ma il momento più bello era quando strusciavo (7) il panino con la montana. La carta era sempre umitizza ma il profumo mi faceva strammare (8)…Il primo muzzicuni di panino con la montana era come una specie di binidizione divina…mi faceva rantuliare la panzaredda per la fame che avevo accucchiato (9) fino alle dieci e mezza…ogni giorno per me era una festa, in un crescendo di pitittu e sotto lo sguardo dei “figli di papà” che si portavano di casa il panino con il salame o la mortatella ma chiedevano sempre di scangiare quello loro…magari un pezzettino….

Si, potevamo dire che i poveri, i carusi poveri, per un minuto al giorno se la passavano meglio dei ricchi…Chissà che oggi, per dare un poco di allegria ai carusi poveri, che forse ce n’è assai come o più di tannu (10), potrebbero avere un momento di gioia e allegria con un panino con la montana…

(1) l’asino

(2) il grembiule

(3) la trottola ed il gioco a colpi di punta

(4) incartato

(5) acerba

(6) lett. alambicco; fig. “con l’acquolina in bocca”

(7) scartavo

(8) dal marinaresco “strambarerinare”, perdere la testa.

(9) Accumulato

(10) allora