Ogni sera al Cie del Centro governativo di Pian del lago di Caltanissetta c’è un gruppo di stranieri irregolari trattenuti in attesa d’identificazione ed espulsione che tenta la fuga picchiando un poliziotto, un carabiniere, un finanziere o un soldato. Non essendo in stato di detenzione quando tentano la fuga non sono tratti in arresto ma reinseriti nel Cie dove, la notte successiva, ritenteranno la fuga.
I fondi dell’Emergenza Nord Africa sono finiti il 31 dicembre dello scorso anno e da allora è cominciata, senza i riflettori della stampa nazionale, l’emergenza Caltanissetta.

“Alle 7 de la tarde” in 40-50 immigrati per volta salgono sui tetti dei padiglioni, si arrampicano sulle recinzioni e le scavalcano mentre altri stranieri ‘proteggono’ la loro fuga lanciando pietre, acido e urina mista a peperoncino all’indirizzo dei poliziotti, dei finanzieri, dei carabinieri e dei militari dell’Esercito in servizio di vigilanza. E’ questa la scena che si ripete pressoché ogni giorno al centro per immigrati di Pian del lago a Caltanissetta. Da sei mesi, da quando cioè il Cie ed il Cara sono stati riaperti, si contano una quarantina di feriti fra le forze dell’ordine, dieci con prognosi di 30 giorni, ed un finanziare che ha rischiato di morire perché gli è stata tagliata la gola.

Ai pochi uomini delle forze dell’ordine rimasti (13 poliziotti all’ufficio immigrazione con compiti amministrativi, 10 uomini delle forze dell’ordine a turno nel Centro con compiti di vigilanza coadiuvati da 15 soldati che non possono svolgere compiti di ordine pubblico) limitati pure nello straordinario (al massimo 30 ore ciascuno), è stato sostanzialmente detto “unni arrivati ci mittiti a spingula” (Dove arrivate, mettete una spilla).

Il Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta “trattiene” 85 persone; il Cara ne accoglie 450, 380 dei quali richiedenti asilo in Italia ed altri 70 “competenza Dublino”, soggetti cioè che hanno chiesto di andare in altri Paesi europei. Per i primi i tempi di attesa per ottenere l’asilo oscillano fra i 6 ed i 7 mesi, i secondi devono attendere almeno un anno. Fuori dai cancelli, con richiesta di asilo politico in mano, senza alcuna assistenza ‘vivono’ altre 150 persone che aspirano ad entrare nel ‘circuito’ non certamente virtuoso: a 70 sono già state prese le impronte digitali e attendono di entrare, gli altri devono cominciare l‘intera procedura. A costoro, privi di cibo e acqua, pensano i più fortunati ospiti del Cara che portano fuori il necessario per alleviare le loro sofferenze.

Complessivamente, ad eccezione dei ‘trattenuti’ al Cie, insomma, ci sono circa 700 persone in giro per la cittadina nissena senza nulla da fare e senza alcuna assistenza: sono tutti in attesa. Di che? Della commissione, bizzarramente istituita a Siracusa, che valuta la posizione di appena 4 richiedenti asilo a settimana!. Che la celerità non fosse la prerogativa di tale commissione se ne erano accorti pure al Ministero che aveva creato una sub commissione a Caltanissetta. Ma il decreto di nomina è scaduto a giugno scorso ed il Ministero dell’Interno, impegnato in espulsioni ‘lampo’ solo per i dissidenti del Kazakistan, non l’ha ancora rinnovata.

La situazione di ‘stallo’ esaspera tutte le parti in causa: richiedenti asilo, forze dell’ordine, cittadini e associazioni che si occupano dei migranti. Tutti quanti, però, sono lasciati a cuocere nel loro brodo.

Ad aggiungersi alle quotidiane aggressioni alle forze di polizia per tentare la fuga poste in essere dai ‘residenti’ del Cie ci si sono messe pure le, giuste, protese dei richiedenti asilo. L’altro giorno, stanchi di attendere i tempi biblici della commissione, hanno di fatto sequestrato tutti gli operatori all’interno del Centro impendendone l’uscita. Una protesta ‘pacifica’ che ha distrutto la mensa, sedie e suppellettili provocando danni per 20 mila euro. All’esterno un altro gruppetto ha bloccato la strada provinciale rendendo assai complicato l’accesso ad un locale pubblico dove si svolgeva il trattenimento di un matrimonio. Alla fine della trattativa con i richiedenti asilo i funzionari della prefettura e dell’ufficio immigrazione hanno promesso pressioni sulla commissione di Siracusa per indurla ad aumentare il numero delle posizione esaminate. La protesta è rientrata e nessuno, pare, sia stato denunciato.

Il consigliere comunale del Pdl, Oscar Aiello, pur sapendo di esporsi a critiche di razzismo non ha resistito: “E’ arrivato il momento di rompere il muro di omertà, falsità e di abbondante ipocrisia che si annida dietro la questione extracomunitari. Chi è dotato di onestà intellettuale non può non ammettere che la numerosa presenza di extracomunitari non mette a rischio solo la sicurezza delle forze dell’ordine, che fronteggiano nel centro di Pian del Lago le rivolte degli immigrati, ma anche l’immagine, il decoro, l’economia e l’ordine pubblico di tutto il capoluogo nisseno. Per non parlare poi dei problemi igienico-sanitari».

Il riferimento è ad un presunto aumento dei casi di tubercolosi in città che si collegherebbe alla presenza di prostitute, ma anche alla centrale piazza Garibaldi divenuta campo di calcio per partite fra extracomunitari, alle ville dove si rivendono sigarette, ai furti nei supermercati, ai parcheggiatori abusivi che chiedono il pizzo agli automobilisti. “E qualcuno non venga a raccontare che il Centro di Pian del Lago porta lavoro e benessere”.

Lo ‘sfogo’ dell’esponente politico del centro destra è stato sostanzialmente fatto proprio dai sindacati di polizia Siulp Patrizio Giugno e Piero Leonardi, Federazione Sp che, raccogliendo il malcontento di tutti gli operatori, ritiene opportuno “chiudere il Centro di identificazione ed espulsione di Pian del Lago se viene messa a rischio la sicurezza delle forze dell’ordine che fronteggiano le rivolte degli immigrati”. Che la situazione sia ormai oltre il livello di guardia lo evidenzia anche la lettera al Prefetto inviata dal segretario generale del Silp-Cgil, Davide Chiarenza, che ha innescato, involontariamente, una guerra fratricida con l’Arci.

“Negli ultimi mesi i tentativi di fuga dal Cie di Pian del Lago sono diventati la ‘regola quotidiana’” scrive il sindacalista della Cgil. “Le forze di polizia, prive dei dovuti equipaggiamenti di OP, cercano di contenere la fuga in tutti i modi ma il prezzo da pagare sarà il ferimento di alcuni di essi, in ultimo un ispettore ha riportato lesioni a un ginocchio a causa delle quali rimarrà fuori servizio per qualche mese (le forze dell’ordine sperano di non riportare ferite più gravi sic!), il danneggiamento di automezzi e della struttura. Questa situazione è ‘surreale’”.

Il Silp propone, per non agevolare la fuga degli stranieri dal Cie di privarli di apparecchi telefonici (con i quali contattano chi agevolerà la loro fuga) e di scarpette di ginnastica (con le quali si arrampicano lungo la recinzione e fuggono agevolmente) e sollecita lavori strutturali per impedire agli stranieri di tirare addosso alle forze di polizia ogni genere di materiale contundente.

“Parole indegne” queste del sindacalista le ha definite il presidente dell’Arci “Ciccianera” di Caltanissetta, Claudio Lombardo, che si occupa di assistere i migranti. “Parole degne di uno schiavista di fine Ottocento dell’Alabama o del Mississipi. C’è mancato solo che proponesse i ceppi e le catene ai piedi”.

Gianpiero Casagni SiciliaInformazioni