carabinieri-armaUna corona di fiori è stata deposta nella mattinata di ieri sulla tomba dell’appuntato dei carabinieri Salvatore Bartolotta, presso il cimitero di Castrofilippo, nella ricorrenza del 31 anniversario della sua scomparsa, con un servizio d’onore composto da due militari dell’Arma in grande uniforme speciale ed un trombettiere. Erano presenti colleghi del militare, alcuni familiari, una rappresentanza della locale Amministrazione comunale, nonché il sacerdote Don Giuseppe Argento di Canicattì.
Ma chi era Salvatore Bartolotta?
Per fornire una più esaustiva illustrazione della sua figura si riporta di seguito la motivazione con la quale gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile:
“Preposto al servizio di tutela a magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, assolveva il proprio compito con alto senso del dovere e serena dedizione pur consapevole dei rischi personali connessi con la recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle Forze di Polizia. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato, bartolotta2tesogli con efferata ferocia, sacrificava la vita a difesa dello Stato e delle istituzioni”.

Palermo, 29 luglio 1983.
L’appuntato dei carabinieri Salvatore Bartolotta nasce a Castrofilippo il 3 marzo del 1935 da Salvatore Bartolotta e Filomena Lo Bue. Con la maggiore età si arruola nell’Arma dei Carabinieri e dopo un breve iter che lo porta a svolgere il suo servizio nelle città di Caltanissetta e Cefalù, viene assegnato definitivamente al Nucleo Investigativo presso la caserma Carini di Palermo.
Nei primi anni settanta, a Palermo, Bartolotta inizia a confrontarsi con il problema dell’aggressione militare della bartolotta4mafia. Li conosce per motivi di lavoro Rocco Chinnici, allora giovane Giudice dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo. A fianco del magistrato, tra il ’1971 e il 1973 inizia il servizio di scorta a personalità. Tra i due nasce anche un rapporto di amicizia profonda che dura anche dopo la cessazione delle esigenze di protezione. Grazie certamente a questa amicizia ed alla reciproca stima professionale, quando, alla fine degli anni settanta, Chinnici viene nuovamente protetto, la richiesta di Bartolotta di tornare a scortare il giudice si incontra con l’istanza di quest’ultimo, che lo indica come il più adatto ad assolvere il delicato e rischioso compito di militare di tutela.
La vita dell’appuntato castrofilippese viene spezzata tragicamente dall’attentato mafioso teso al giudice Chinnici il 29 luglio 1983. Un’autobomba in via Federico Pipitone a Palermo, strada dove abitava il magistrato, recide anche l’esistenza del maresciallo Mario Trapassi, che con Bartolotta fa da scorta a Chinnici. Nella strage rimane ucciso inoltre Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile in cui risiedeva il giudice. All’appuntato Bartolotta viene quindi riconosciuta la medaglia d’oro al valore civile.