ministero_esteri_foto_totaleSono due siciliani, un ligure e un sardo i quattro italiani rapiti nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah. Dipendenti della società di costruzioni Bonatti, sono tutti esperti e reduci da altre esperienze di lavoro all’estero, in particolare in nord Africa.

Questi i loro nomi, a quanto si apprende da varie fonti, mentre dalla Farnesina non sono ancora giunte notizie ufficiali o conferme. L’Unità di crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei rapiti e con la ditta Bonatti, ma il ministero segue per ora la linea del riserbo più stretto.

– Filippo Calcagno è di Piazza Armerina (Enna), ha 65 anni, e ha girato il mondo come tecnico Eni prima di lavorare per la Bonatti. È sposato e ha due figlie. Qualcuno ha risposto al telefono solo per dire “Scusate ma non possiamo dire nulla”.

– Salvatore Failla, anche lui siciliano, è originario di Carlentini, in provincia di Siracusa, dove vive la sua famiglia.
Saldatore specializzato, 47 anni, è padre di due figlie di 22 e 12 anni. Lavora per l’azienda di Parma da diversi anni. Fino a poco tempo fa si trovava in Tunisia, poi il trasferimento in Libia.

– Fausto Piano, meccanico di 60 anni, è molto conosciuto a Capoterra, cittadina alle porte di Cagliari. Il figlio, anche lui meccanico, che vive e lavora nel paese dell’hinterland cagliaritano, non vuole parlare, come del resto i familiari degli altri rapiti. Sul profilo Fb di Fausto, le foto di una vacanza in Sardegna ai primi del mese, subito prima di ripartire per il nord Africa. Da molti anni lavora all’estero.

– Gino Pollicardo (e non Tullicardo come appreso in un primo momento), è ligure e vive a Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia. Il fratello: “Ci hanno detto che non possiamo parlare, speriamo solo tra qualche giorno di poter avere buone notizie”.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni spiega: “Stiamo lavorando con l’intelligence. E’ sempre difficile, dopo poche ore, capire la natura e responsabili di un rapimento. nella zona ci sono anche precedenti. Al momento ci dobbiamo attenere alle informazioni che abbiamo e concentrarci sul lavoro per ottenerne altre sul terreno”. La Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.