Aveva deciso di sostituire la sua vecchia auto con una fiammante autovettura nuova, per pagarla aveva utilizzato degli assegni scoperti, per questo motivo un racalmutese di 39 anni è finito davanti al giudice. Si è concluso, nell’aula penale della sede distaccata di Canicattì del tribunale di Agrigento, il processo nei confronti di F.C. di Racalmuto accusato di truffa.
Il giudice monocratico, Luca D’Addario, ha emesso il dispositivo contenente la sentenza di condanna alla pena di quattro mesi di reclusione più 200 euro di multa. I fatti si riferiscono a qualche mese addietro. L’uomo si sarebbe recato in una concessionaria della zona, chiedendo un preventivo per l’acquisto di un’auto nuova.
Dopo aver ricevuto le delucidazioni da parte del titolare della concessionaria, decise di portare a termine la transazione. A conclusione dell’affare l’uomo verso alcuni assegni e un’auto da rottamare. Il concessionario, al momento in cui si recò in banca per riscuotere gli assegni ricevuti come compenso per l’affare, si vide rifiutare il pagamneto poiché sul conto corrente dell’imputato non c’erano soldi. Ma le sorprese, per lo sfortunato rivenditore, non finirono li. La vettura che era stata versata per diminuire il prezzo dell’auto nuova, da successivi controlli, risultò sotto fermo amministrativo. All’ignaro rivenditore non rimase altro che rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare la truffa. Situazione questa che procurò all’imputato non pochi guai giudiziari. Il giudice D’Addario, dopo aver valutato gli atti in camera di consiglio, ha emesso il dispositivo contenente la sentenza di condanna a 4 mesi di reclusione più la pena pecuniaria quantificata in 200 euro. La difesa ha annunciato che, non appena si conosceranno le motivazioni della sentenza, ricorrerà in appello.