In relazione alle notizie di stampa che vedono il Di Francesco pesantissimamente coinvolto in una serie di attività illecite, finalizzate a favorire interessi economici per molti milioni di euro, il sottoscritto, nel fornire ogni disponibilità a chiarire ulteriormente, mediante escussione, i fatti che di seguito si sintetizzano, ritiene di esporre quanto segue, anche al fine della riunificazione di tutti i procedimenti penali connessi agli illeciti inerenti l’attività dirigenziale presso il settore Urbanistica del Comune di Agrigento dell’ing. Di Francesco:

a. è pendente – e il relativo fascicolo faceva capo al PM Brescia, al quale il sottoscritto ha fornito formalmente documentazione di prova dei reati – il procedimento penale a carico del Di Francesco e di altri, relativamente alle omissioni e ai favoritismi posti in essere a beneficio dell’ex sindaco e senatore Calogero Sodano per mantenere nella disponibilità del medesimo la nota villa abusiva e per ostacolare l’accertamento della verità, poi avvenuto, com’è noto, con sentenza giurisdizionale. Il Di Francesco si è anche reso responsabile di evidenti attività delittuose, rifiutandosi di ottemperare sia alle verifiche di legge, sia ai doverosi atti consequenziali successivi all’annullamento, da parte della Soprintendenza BB.CC.AA. del Nulla Osta truffaldinamente ottenuto dal Sodano. Si segnala l’urgenza di definire detto procedimento, stante i termini della prescrizione, in quanto le condotte delittuose del Di Francesco si fermano all’anno 2007, quando il Sodano ottiene dal TAR la ordinanza di sospensione della ingiunzione a demolire, ordinanza poi annullata, in tempi recenti, dal CGA. Quindi, la condotta delittuosa del Di Francesco viene a cessare, per cause indipendenti dalla sua volontà, nell’anno 2007. Detta vicenda evidenziava anche le responsabilità penali di altro soggetto, l’ing. Francesco Vitellaro, responsabilità penali che però appaiono adesso coperte dalla prescrizione o assai prossime ad essere coperte dalla prescrizione;


b. il Di Francesco ha posto in essere un’ampia serie di attività illecite, denunziate dal sottoscritto, anche con manifesti murali, al fine di favorire gli interessi illegali dello speculatore edilizio Sciara e della sua società INCOS. Detta vicenda – trattata dal PM Francorsi, al quale il sottoscritto ha fornito documentazione probatoria – comprova l’elevatissima pericolosità sociale e l’attitudine all’illecito del Di Francesco, in quanto, pur di favorire lo Sciara e consentire al medesimo di costruire appartamenti illegali, il Di Francesco ha bellamente calpestato persino due perizie disposte dalla Magistratura che ricostruivano, senza ombra di dubbio, l’illegittimità delle autorizzazioni edilizie illegalmente rilasciate. Ovviamente ha calpestato anche, senza pudore né ritegno, puntuali esposti del sottoscritto consigliere comunale che ricostruivano, in dettaglio, gli illeciti afferenti dette concessioni dello Sciara. La vicenda in questione, per l’appunto relativamente ai profili che evidenzio, non consente dubbi in ordine alla perseverante volontà di costui di favorire interessi illeciti. Detta vicenda viene anche ad evidenziare il quadro di complicità politiche, di sostegni e di appoggi dei quali, anche grazie alla sua disponibilità all’illecito, il Di Francesco ha potuto godere. Ed invero, anche a seguito del manifesto murale che si allega in copia, datato settembre 2009, si tenne una seduta del Consiglio Comunale ove alcuni consiglieri, in modo molto marcato, tra cui si è distinto, tra gli altri, lo storico grande sponsor politico del Di Francesco (a lui legato da rapporti di comparaggio), dott. Giuseppe Gramaglia;

c. ed ancora, pende nei confronti del Di Francesco altro procedimento penale, pure per fatti gravissimi relativi all’apertura di un supermercato da parte degli imprenditori fratelli Castro, in contrada S. Giusippuzzu, sulla strada che porta al nuovo Ospedale. Anche questi fatti sono stati denunziati dal sottoscritto e il quadro di illeciti pure confermato da una sentenza del TAR: al fine di ottenere il cambio di destinazione d’uso da immobile artigianale a immobile commerciale, con decuplicazione di valore, i proprietari – con la complicità del Di Francesco, “documentavano”, con falsità palesi, che l’immobile nel passato, prima della legge di sanatoria, era già stato adibito ad attività commerciale. E ciò contrariamente a circostanze di evidenza solare. Il Di Francesco non solo “abboccava” alle falsità, ma poi, per una fase, riteneva di resistere, con argomentazioni che non stavano né in cielo né in terra, per favorire l’illecita speculazione di detti Castro;

d. inoltre, in epoca più recente, il Di Francesco, pur di consentire a tali Tarallo, con edificio in via Cantelmi, la costruzione di un appartamento, rispolverava dopo vent’anni i folli provvedimenti mediante i quali i costruttori abusivi, i cui lavori erano interrotti e sequestrati, completavano felicemente l’abuso, adducendo pseudo ragioni di salvaguardia dell’immobile. In poche battute: l’immobile in questione, oggi di proprietà dei Tarallo, era stato realizzato interamente abusivamente e il piano sopraelevato era composto soltanto dai pilastri e dal tetto. Situazione, questa, che impedisce tassativamente, per legge, il completamento degli abusi, ricadendo, peraltro, in una zona vincolata (zona “B” Gui – Mancini). La pericolosità sociale e l’attitudine all’illecito, nel caso che qui ci occupa, è tale che quando l’immobile apparteneva ad altro proprietario, che poi lo vendette a detti Tarallo, la richiesta di sanatoria era stata rigettata e a nessuno era venuto in mente di autorizzare il completamento per ragioni di “salvaguardia” dell’immobile medesimo che, per quelle parti, andava invece demolito. Per cui, adesso, il piano sopraelevato dell’immobile in questione, destinato dalla norma alla demolizione, grazie agli illeciti penali del Di Francesco, è stato completato ed è perfettamente utilizzabile;

e. va anche evidenziato – ma su ciò si tornerà più dettagliatamente – che nell’ampio quadro di illeciti relativi al rilascio di concessioni edilizie al Villaggio Mosè e zone contermini, nell’ultimo periodo, il Di Francesco ha certamente violato scientemente le norme che impediscono il rilascio di concessioni edilizie in assenza di luogo di recapito dei reflui fognari. Com’è noto, tutta quell’area è oggi priva di idonei impianti di depurazione, come facilmente potrà verificarsi chiedendo in merito ai responsabili dell’ufficio fognature del Comune di Agrigento o ai responsabili di Girgenti Acque o dell’ATO idrico, organi questi che hanno ampiamente accertato il superamento, in modo intollerabile e inaccettabile delle capacità epurative del piccolo depuratore del Villaggio Mosè, già da gran tempo. Ma sul punto ci si riserva di inviare ulteriori atti.

Per ragioni di economia processuale, il sottoscritto manifesta sin d’ora la disponibilità ad essere escusso, per fornire, con i vincoli testimoniali, i necessari elementi di prova per mandare a giudizio, nei tempi più brevi, il Di Francesco e i suoi complici e soprattutto per sequestrare i cantieri relativi alle concessioni illecite.

Infine, si evidenzia, sempre allo scopo di mettere in luce il torbido interesse del Di Francesco di mantenere il posto di dirigente in questione, con intuibile evidenza al fine di garantire il buon esito degli illeciti in atto, che il medesimo Di Francesco si è inventato un ricorso ex art. 700, palesemente infondato, per richiedere la sua assunzione quale dirigente di ruolo del Comune di Agrigento, scavalcando in tal modo i vincitori del pubblico concorso la cui assunzione in servizio, anche in sostituzione del Di Francesco, è prevista in dette ore.

Agrigento 10 dicembre 2010

Avv. Giuseppe Arnone