Quarto raid contro il Centro Sociale Robadao di Naro non ancora in funzione. Dalla struttura, gestita dall’associazione Libera nei terreni confiscati alla mafia, sono stati rubati gli infissi. Un episodio che amareggia il Consorzio agrigentino per lo sviluppo e la legalità, che proprio ieri pomeriggio ha presentato al Comune di Naro il bando per la costituzione di una cooperativa. La società sarà chiamata a coltivare quasi 100 ettari di terreno, parte del quale ospiterà un impianto fotovoltaico.
Ieri, presso l’aula consiliare del Comune di Naro è stato presentato il progetto Libera Terra Agrigento. Dopo Favara, Agrigento e Siculiana, si restituiscono alla società beni che la mafia, con i suoi artigli criminali, le aveva sottratto. Continua così il percorso tracciato dal Consorzio Agrigentino Legalità e Sviluppo: oltre che restituito, il bene diventa lavoro. L’iniziativa, che ha destato l’interesse di tanti, vista la grande partecipazione, ha informato il territorio, dopo l’appuntamento di Agrigento, del Bando, che scadrà il prossimo 28 febbraio, per la manifestazione di interesse alla costituzione della cooperativa che avrà in uso gratuito un immobile di ca 800 mq e ca 80 ettari di terreno. Molto interessante e concreta è stata la testimonianza dell’agronomo Gibino (figlio di naresi), presidente della coop sociale Pio La Torre di Palermo, che ha illustrato il percorso per la costituzione e l’avvio della cooperativa tutorati dall’associazione Libera. Robadao è il risultato di un grande impegno il cui iter della confisca era stato iniziato dal Giudice Livatino (morto per mano vigliacca) che assume, anche per questo, valore che deve far riflettere tutti i giovani: grazie al bando,infatti, proposte concrete diventano opportunità di lavoro e, cosa non secondaria, attraverso Libera di don Ciotti, lavoro dignitoso che testimonia e divulga il valore della scelta. “L’importanza di scegliere da che parte stare – sottolinea Maria Grazia Brabdara, presidente del cda del Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo – . E la presenza di ieri dà prova che nella gente si è formata una coscienza nuova diversa, di partecipazione, di condivisione, insomma vogliamo sperare, crediamo che sono stati immessi gli anticorpi necessari per debellare il cancro mafioso. Infatti, in un momento di grave crisi economica il riutilizzo per fini sociali (grazie alla legge 109/96) dei beni confiscati, il creare occupazione è un forte segnale contro l’infezione mafiosa che sfigura le bellezze del nostro territorio e ne sporca l’economia pulita. Ieri abbiamo scoperto che l’immobile di Robadao è stato , per l’ennesima volta, oggetto di incursione di ladri professionisti. È l’ennesima sfida fatta allo Stato che ha conseguito a partire dal nostro territorio risultati eccellenti assicurando alla giustizia boss del calibro di Messina e Falsone. La mafia agrigentina come una belva ferita ha deciso di dare le ultime zampate affinchè Robadao non apra. Ma lo Stato vincerà. Il nemico che abbiamo di fronte è abile e forte, deciso a tutto visto che viene intaccato il suo patrimonio simbolo, fine ed alimento del suo potere, ed è qui che bisogna insistere e per questo facciamo un appello ai Ministri competenti affinchè dotino di maggiori uomini e mezzi la tutela dei beni confiscati in questa provincia che è stimata nella più mafiosa d’Italia per infiltrazioni nella P.A”.