Il Tribunale Penale di Agrigento, prima sezione, presieduto dalla dottoressa Antonina Sabatino, ha emesso la Sentenza nel processo a carico degli usurai denunziati dal commerciante di auto Giuseppe Vita e dai suoi familiari. Pesantissime le condanne nei confronti dei due principali responsabili: nove anni di reclusione ciascuno a Sergio Nobile e Salvatore Simone, responsabili, oltre che dei reati di usura, anche di estorsione, percosse e lesioni. I due hanno tra l’altro aggredito fisicamente il Vita, puntandogli una pistola alla testa. Un altro imputato, Lillo Chianetta, è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione, mentre Rita Onolfo, Giuseppe Schillaci e Antonio Cinquemani hanno beneficiato della prescrizione. Il denunziante Giuseppe Vita, unitamente alla moglie Calogera Scimè sono assistiti dall’avv. Giuseppe Arnone, mentre il figlio Salvatore e la figlia Annalisa sono assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Daniela Ciancimino e Giuseppe Zucchetto. Nutrito il collegio difensivo degli imputati, assistiti tra gli altri dagli avvocati Raimondo Tripodo, Giuseppe Sprio, Salvatore Buggea. Prima di ritirarsi in camera di consiglio, innanzi al Tribunale vi è stato un acceso duello oratorio tra l’avvocato Arnone e l’avv. Tripodo. Il primo ha ritenuto di replicare alle argomentazioni del secondo, con le quali si metteva in dubbio la buona fede e la sincerità del Vita. Tripodo ha controreplicato. Il Tribunale ha pienamente accolto l’impostazione accusatoria, rappresentata dal PM Lucia Brescia. Sia PM che parte civile avevano chiesto e poi ottenuto l’assoluzione dell’imputato Ceresi Pietro, che lo stesso Vita aveva dichiarato estraneo ai fatti. Il Tribunale ha disposto il risarcimento del danno nei confronti delle parti civili costituite, nonché condannato gli imputati a pagare le parcelle dei legali di parte civile.