“Su Salemi c’è stata una minaccia della democrazia che mi porta a denunciare il prefetto. La prefettura e i suoi ispettori hanno individuato un reato che non c’è”. Domani sera Vittorio Sgarbi formalizzerà nel corso di una seduta consiliare straordinaria le dimissioni dalla carica di sindaco di Salemi (Tp). Il presidente del Consiglio comunale, Giusy Asaro, ha convocato la seduta per le 19, con all’ordine del giorno le comunicazioni del sindaco. Sgarbi ripercorrerà gli anni alla guida della città e informerà i consiglieri sui contenuti del colloquio di Roma con il ministro dell’Interno.
Gli ispettori, con finalità a me non chiare ma di evidente efficacia politica, hanno rappresentato un’immagine totalmente distorta e infedele delle realtà politica ed amministrativa di Salemi. È questo uno dei passaggi di un esposto che Vittorio Sgarbi, sindaco dimissionario di Salemi (Tp), ha trasmesso al ministro dell’Interno. “A margine di un’inchiesta per riciclaggio, fatta dagli stessi organi cui è stato attribuito il sindacato ispettivo – spiega Sgarbi – hanno arbitrariamente e mendacemente ipotizzato una regia occulta e un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa del comune di Salemi”.
“Ora, si dà il caso che non sia affatto occulto che Pino Giammarinaro, nella funzione dichiarata (con nomina della segreteria provinciale di Trapani del 9 giugno 2007) di commissario comunale della Democrazia Cristiana, sia stato l’animatore e il sostenitore della mia candidatura a sindaco, come risulta su tutti gli organi d’informazione dell’epoca e in un mio libro, e dalle stesse premesse nelle indagini della Questura di Trapani e della stazione dei Carabinieri di Salemi. Avendo vinto le elezioni ed essendo il gruppo politico di Giammarinaro maggioranza in Consiglio comunale con l’elezione di 12 consiglieri – osserva il critico e Sindaco di Salemi – è inaccettabile e in perfetta malafede interpretare e presentare come regia occulta la normale attività politica e la dialettica trasparente tra sindaco, assessori e consiglieri comunali di maggioranza. In democrazia le decisioni si prendono anche e inevitabilmente consultando la maggioranza, la quale ha nell’ex parlamentare Pino Giammarinaro non un regista occulto, ma un referente politico esplicito”.
“Ed è ancora più intollerabile – aggiunge – che ad esercitare l’acquisizione e il controllo degli atti del Comune siano stati incaricati rappresentanti gli stessi uffici della Questura e dei Carabinieri che hanno condotto le indagini in modo tendenzioso, approssimativo e non fededegno. Indagini ispirate da pregiudizi e non dalla verifica dei fatti, al punto da considerare i consiglieri comunali di maggioranza, regolarmente eletti, complici e, per perversa conseguenza, associati di mafia, pur non essendo Giammarinaro indagato per mafia”.