Finora di certo c’era solo la sua paura d’essere ucciso. “Sono il prossimo della lista” disse Calogero Mannino, ex potente Dc, dopo avere saputo che l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, uomo della mafia nella politica, era solo l’inizio di una strategia eversiva pensata da Cosa nostra. Un timore confidato, a marzo del 1992, al compagno di partito e di corrente Nicola Mancino che di lì a poco sarebbe diventato ministro dell’Interno. Oggi, però, c’è di più: tanto che, da potenziale obiettivo dei boss, Mannino è diventato indagato. Per la Procura di Palermo sarebbe stato uno dei protagonisti della trattativa intavolata da pezzi dello Stato e Cosa nostra negli anni degli eccidi di Capaci e via D’Amelio.
Nell’avviso di garanzia che la Dia gli ha notificato, i magistrati contestano all’ex ministro siciliano il reato di “attentato a Corpo politico, amministrativo e giudiziario dello Stato” aggravato dall’avere agito in concorso con più di 10 persone – esponenti mafiosi e pubblici ufficiali – e dall’avere agevolato Cosa Nostra.
“Se dopo 17 anni di processi dai quali sono uscito totalmente assolto debbo sopportare la reitera di un pregiudizio assurdo ed infondato, com’è stato dimostrato per le accuse che mi hanno provocato anche la detenzione per due anni, mi lascia ancora qualche forza gridare la mia indignazione”, commenta amaro l’ex ministro alludendo alle accuse di concorso in associazione mafiosa per cui è stato processato e dalle quali è stato assolto con sentenza passata in giudicato.
Un verdetto, quello di proscioglimento, che “copre” per sempre l’ex ministro dalla contestazione del concorso, ma che non impedisce ora alla Procura di formulare una nuova accusa: quella di avere fatto “pressioni su appartenenti alle istituzioni affinchè non fossero adottati o prorogati provvedimenti di 41 bis a detenuti di mafia”.
Nell’avviso di garanzia non c’è cenno alle fonti di prova: ma, secondo indiscrezioni, i magistrati di Palermo avrebbero recentemente raccolto elementi, testimoniali e documentali, tali da arrivare a formulare una contestazione tanto specifica. Il contesto ricostruito dalla Procura è questo: prima del tritolo di Capaci lo Stato era già in guerra. Una guerra che aveva fatto i suoi morti, come l’eurodeputato Dc Salvo Lima, e che sarebbe proseguita con altri delitti eccellenti. I vertici delle istituzioni erano a conoscenza di un piano di destabilizzazione ordito dalla criminalità organizzata.
Lo sapevano bene il capo della polizia Vincenzo Parisi e l’allora ministro dell’Interno Enzo Scotti che provò a dare l’allarme pubblicamente, avvertendo i prefetti di stare all’erta, ma venne scaricato. E costretto a giustificare quella che autorevoli esponenti del suo partito, come Giulio Andreotti, aveva definito una “patacca” davanti alla commissione Affari costituzionali.
Nella lista degli obiettivi dei clan, che dopo le conferme delle condanne del maxiprocesso si erano sentiti scaricati dai politici “vicini”, c’erano Mannino, ma anche Carlo Vizzini e lo stesso Andreotti. Per evitare altre morti, lo Stato avrebbe avviato un dialogo con Cosa nostra che, in cambio dell’impunità per il boss Bernardo Provenzano e un ammorbidimento del carcere duro – nel ’93 non vengono rinnovati oltre 300 41 bis a mafiosi -, avrebbe assicurato una tregua e la cattura di latitanti scomodi come Totò Riina. Alla trattativa, portata avanti da mafiosi, uomini dello Stato ed esponenti delle forze dell’ordine, secondo i pm avrebbe preso parte anche Mannino. Certo che, dopo Lima, sarebbe toccato a lui.
“Sorprende l’avviso di garanzia al senatore Calogero Mannino per fatti che risalgono quasi ad un ventennio fa’”. Lo dice il Presidente della Regione Raffaele Lombardo che prosegue “Sorprende perche’ chi conosce Mannino non riesce ad immaginarlo negli panni in cui lo si descrive”. “La magistratura deve certamente fare il proprio lavoro ed accertare ogni responsabilita’ – conclude Lombardo – ma occorre far presto perche’ non si puo’ condannare Mannino ad altri decenni di traversie giudiziarie come quelli gia’ subiti e conclusisi con una assoluzione”.
lasicilia