Pretendono misure immediate, non indicano un nemico nè una controparte ma vogliono azioni per contrastare l’emorragia di posti di lavoro, l’inaccessibilità al credito e una crisi che ogni giorno produce disoccupazione (è al 15 per cento circa) e fa sparire aziende. In 20 mila sono scesi oggi in piazza a Palermo per “la marcia del lavoro produttivo”, mettendo davanti agli occhi delle istituzioni e la politica il disagio. Per la prima volta in Sicilia industriali, operai, padroni, impiegati, braccianti e proprietari terrieri hanno sfilato l’uno accanto all’altro per dire no alle politiche clientelari.

L’immagine di Ivan Lo Bello, leader di Confindustria in Sicilia, avvolto nelle bandiere di Cigl, Cisl e Uil in quelle di Confcommercio e Legacoop è l’emblema di una crisi che in Sicilia ha rotto schemi e superato barriere ideologiche. “È finito il tempo del parassitismo – dice Lo Bello, autore della svolta antiracket degli industriali – Quella di oggi non è una manifestazione contro qualcuno, la Regione e i politici si rendano conto che il mondo è cambiato, è saltato il vecchio modo di intendere i rapportì. Siamo immersi in una crisi senza precedenti, non possiamo sperperare i fondi dell’Ue, l’unica risorsa che può permetterci di vedere il futuro con speranza”.


In una piazza colorata di bandiere sono tante le storie di operai e imprenditori, ma anche di giovani e pensionati con un comune denominatore: la voglia di riscatto. Alfio Salerno, 74 anni, e Fortunata Gatto, 69 anni, arrivano da Troina in provincia di Enna. “Prendo 500 euro al mese di pensione, mia moglie 300: siamo vecchi ma siamo qui per chiedere lavoro soprattutto per i giovani e qualcosa in più per noi pensionati, che non ce la facciamo a pagare le bollette” dice Alfio, ex netturbino.

“I politici non hanno ancora capito che la Sicilia è in ginocchio – urla Mario Filippello, segretario degli artigiani della Cna – misure come il credito d’imposta e fondi di garanzia, avviati dal governo regionale produrranno effetti forse tra 10 anni, quando già le imprese saranno morte”. Alessandro Albanese, leader degli industriali palermitani, cita una solo esempio: “l’istruttoria del bando per la creazione di nuove imprese va avanti da tre anni, è questo lo sviluppo?”. Intanto, secondo gli ultimi dati di Confindustria, il ricorso alla cassa integrazione quest’anno è aumentato del 300 per cento e il prossimo anno si prevede un ulteriore incremento del 50%.

Per Giuseppe Cassarà, storico leader della Fiavet (associazione degli agenti di viaggio) ‘il drammà è racchiuso in un dato: in tre anni hanno chiuso circa 600 agenzie e si sono persi 4 mila posti di lavoro. Maurizio Bernava, segretario della Cisl siciliana, guardando il corteo azzarda un paragone: “Questa piazza segna una rottura storica, paragonabile a quella all’indomani delle stragi mafiose del ’92”.

Mentre Giuseppe Catanzaro, presidente degli industriali di Agrigento, è sicuro che “questa mobilitazione non si esaurirà in questa piazza, ma proseguirà, gia a partire da domani”. Le rivendicazioni di imprenditori e sindacati sono racchiuse in un manifesto di sette punti: piano straordinario di investimenti in infrastrutture, credito più agevole, sostegno all’occupazione e all’agroindustria, attivazione immediata dei fondi europei, cambiamento delle procedure di riscossione di tasse e imposte, snellimento delle procedure amministrative. “Basta interventi a pioggia”, incalza il segretario regionale della Cgil Mariella Maggio.