Falsificavano il superamento di esami universitari che non erano stati invece mai sostenuti. Con questa accusa la polizia ha arrestato, concedendo i domiciliari, due dipendenti dell’Ateneo palermitano e un ex studente. Sono tutti indagati per accesso abusivo ad un sistema informatico, frode e falsità ideologica in atto pubblico.

Sono oltre 200 i casi di falsi caricamenti sul computer di esami per un arco temporale di diversi anni. La facoltà coinvolta nella maggior parte dei casi è quella di Economia e Commercio, ma sono stati riscontrate prove taroccati anche in quelle di Architettura, Giurisprudenza e Ingegneria. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto, Leonardo Agueci sono state condotte anche attraverso intercettazioni telefoniche poi supportate da acquisizioni di documenti.


Il meccanismo della truffa era semplice. I dipendenti dell’università inserivano nel sistema informatico in dotazione il superamento da parte di numerosi studenti di una serie di esami che in realtà non risultano essere mai stati sostenuti. Il raggiro è emerso dal confronto tra la documentazione cartacea acquisita nel corso delle indagini, costituita dai verbali e dagli statini e i dati informatici. Si tratta, “comunque, soltanto – affermano gli investigatori – di una parte del fenomeno del malaffare che si era consolidato all’interno degli uffici amministrativi dell’ateneo”. I magistrati sostengono che sono in corso ulteriori accertamenti sia per definire in modo più completo le dimensioni della truffa sia per accertare eventuali connivenze nell’ambito della struttura amministrativa dell’ateneo.

“Rinnoviamo il nostro rispetto alla magistratura – osserva Lagalla – alla quale ribadiamo la disponibilità a tenere aperto qualsiasi canale di collaborazione, impegnati come siamo in un processo di trasparenza e di rifondazione della struttura universitaria”.

I due arrestati oggi al termine dell’indagine interna dell’Università avviata a seguito del caso che riguardava una studentessa di Economia, furono ritenuti “responsabili, nell’impossibilità di accertare in sede disciplinare quanto realmente accaduto, di grave negligenza nella gestione dell’accesso alla procedura informatica di caricamento, e di omissione di qualsiasi cautela nella custodia dello stesso”. Si potè accertare insomma che avevano incustodita la loro postazione con la password che serve al caricamento dei dati. Il 21 settembre 2010 il rettore Lagalla depositò in Procura un dossier al termine di un lungo colloquio con i magistrati.

Il caso esplose nel 2010 a seguito dei controlli incrociati attuati dall’università di Palermo all’atto della domanda di laurea: nel fascicolo della studentessa, che aveva anche autocertificato di avere sostenuto quegli esami, non c’erano gli statini cartacei. Il controllo più approfondito rivelò che non esistevano neanche i verbali e che quindi le prove non erano state sostenute.

“Studenti e famiglie devono sapere – conclude Lagalla – che il sistema di controlli incrociati che adesso abbiamo istituito non consente a nessuno di aggirare le procedure e garantisce massima legittimità e trasparenza”. Dopo l’episodio, la squadra addetta alle verifiche delle carriere accademiche degli studenti è stata potenziata. Oltre ai controlli a tappeto su tutti coloro che presentano domanda di laurea, sono partite verifiche retroattive a partire proprio dalla facoltà di Economia”.