Da tre giorni gli operai dormono e mangiano davanti ai cancelli dello stabilimento. Al momento la situazione è calma, ma nei prossimi giorni la tensione è destinata a salire. I lavoratori aspettano di consocere gli effetti delle telefonate e note scritte e inviate dal prefetto Francesca Ferrandino al ministero dell’Industria. Già nelle prossime ore si auspicano comunicazioni, quanto meno su possibili segnali di dialogo dei vertici di Italcementi. Intanto è stato fermato il forno dello stabilimento, e i manifestanti sono decisi a consegnare in fretta le chiavi all’azienda.
L’arcivescovo Francesco Montenegro sta seguendo con profonda partecipazione la situazione della vicenda dell’Italcementi, e ieri mattina a bordo della sua Vespa ha raggiunto i cancelli dello stabilimento di contrada Vincenzella per portarte solidarietà e vicinanza ai lavoratori, che tra qualche mese si ritroveranno senza il loro posto di lavoro, dopo la decisione dei vertici dell’azienda di chiudere i battenti. Una tragedia in termini occupazionali per l’intero nostro comprensorio. L’arcivescovo Montenegro parlando ai lavoratori, che da due giorni portano avanti la protesta giorno e notte, si è detto vicino come loro Pastore, augurandosi che giungano nei prossimi giorni segnali diversi per tutti, invitando coloro che hanno il destino di questo stabilimento di dare sia delle speranze che un futuro alle famiglie in trepidazione e non solo a loro, in quanto vi sono anche ditte che lavorano nell’indotto e anche questi lavoratori sono a rischio.
“E’ stata una doccia fredda tornare nella mia città dopo tre anni e trovare la notizia che 300 lavoratori della cementeria perderanno il proprio posto”. Lo scrittore Andrea Camilleri durante l’inaugurazione delle Fosse di Torre Carlo V, a Porto Empedocle (Ag), si è schierato con gli operai della Italcementi, che ha deciso di bloccare la produzione a partire dal terzo trimestre di quest’anno.
“Ho la piena fiducia che supereremo questo momento, ma dobbiamo essere tutti uniti. In Italia – ha aggiunto – è il momento degli speculatori, di chi, come le iene vuole vivere sulla crisi. Per quanto mi sarà possibile cercherò di fare qualcosa per i lavoratori, perché mi reputo, in un certo senso, un loro fratello maggiore”.
L’arciprete don Angelo Brancato ha detto che “quando le aziende vanno bene i lavoratori continuano a percepire il loro stipendio ma quando le cose vanno male tocca ai lavoratori pagare”. Intanto gli operai proseguono la loro protesta davanti all’impianto, lungo la statale 115, e ieri alla prefettura di Agrigento si è svolto un vertice al quale hanno partecipato il sindaco e i sindacati.
La CNA, Associazione Provinciale di Agrigento, manifesta disappunto e contrarietà per la decisione dei vertici della Italcementi di voler chiudere lo stabilimento di Porto Empedocle.
Giudichiamo negativamente la prospettata chiusura dello stabilimento, motivata dalla Direzione Aziendale con il calo produttivo e la grave crisi economica e finanziaria che sta attanagliando il nostro Paese.
La fermata definitiva della struttura (empedoclina) che, a oggi, tra diretti e indiretti occupa circa 200 persone rappresenta l’ennesimo colpo mortale all’economia della nostra terra.
Si ritiene indispensabile mettere in campo tutte le iniziative necessarie, per scongiurarne la chiusura e per garantire le prospettive industriali e occupazionali.
Le forze politiche, le istituzioni, la Provincia Regionale, il Governo Siciliano,
le parti sociali unite, per richiedere subito un’incontro al Ministero delle Attività Produttive al fine di trovare le soluzioni necessarie per rimettere in moto la macchina del lavoro.
Incontrando i lavoratori dell’Italcementi che stanno scioperando per scongiurare la chiusura della cementeria di Porto Empedocle che dal 1967 opera grazie alla dedizione al lavoro degli empedoclini, Michele Cimino ,deputato regionale di Grande Sud,ha dichiarato:”L’ingegnere Carlo Pesenti deve comprendere che questa non è una comunità usa e getta e che nei prossimi giorni oltre ai tavoli tecnici istituzionali devono essere ricercate soluzioni serie e condivisibili e soprattutto che permettano l’apertura delle attività. La Regione così come le istituzioni locali saranno pronte ad individuare iniziative da condividere nella consapevolezza della necessità di riattivare il lavoro nell’azienda che,con questo comportamento impulsivo, da oggi sta calpestando tanti anni di storia dell’Italcementi.”