Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato per gravi indizi di colpevolezza l’ordinanza di sequestro dell’impresa “Calcestruzzi s.r.l.” di Porto Empedocle, e dell’impresa di costruzioni “Maurizio Traina” di Porto Empedocle. Accolte le tesi proposte dall’avvocato Salvatore Collura. In precedenza era stata dissequestrata anche l’impresa “Beton Calcestruzzi s.r.l.” di Porto Empedocle, di proprietà di Gerlando Gibilaro, e Salvatore e Alfonso Guarragi. Il sequestro di beni era scaturito dalle indagini della Squadra Mobile di Agrigento e del Commissariato di Porto Empedocle, a seguito del blitz “Nuova Cupola” del 28 giugno scorso, che portò all’arresto di una cinquantina tra boss e affiliati delle famiglie di Cosa Nostra agrigentina. Gli inquirenti hanno accertato che Fabrizio Messina, fratello del boss Gerlandino, e Giorgio Traina avrebbero imposto un monopolio nella fornitura di calcestruzzo e altri materiali, tramite queste ditte a loro riconducibili. Secondo le indagini sarebbero stati forti i condizionamenti esercitati dalle famiglie mafiose in diverse attività economiche di Porto Empedocle, Realmonte e Siculiana. Non è stato così secondo il Tribunale del Riesame, che ha disposto il dissequestro di tre delle cinque ditte, a cui erano stati apposti i sigilli.

Il Tribunale della Libertà di Palermo ha annullato le ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altri 3 indagati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Nuova Cupola”: Roberto Romeo, 31 anni, di Porto Empedocle, Antonino Mazza, 40 anni, di Palma di Montechiaro, e Gaspare Carapezza, 36 anni, di Agrigento. Romeo, tuttavia, non è stato scarcerato poiché detenuto per altri fatti relativi all’inchiesta “Hardom”. Rigettata, invece, la richiesta di scarcerazione di Giovanni Tarallo, 27 anni, di Santa Elisabetta, accusato di mafia ed estorsione.