Dopo l’operazione “Nuova cupola” la famiglia mafiosa di Cosa nostra di Agrigento, durante l’estate appena trascorsa, si è già riorganizzata nei suoi vertici più significativi. Le ultime indagini hanno svelato, infatti, il cambiamento avvenuto negli equilibri dell’organizzazione criminale della cosca, e portano direttamente nel popoloso e degradato quartiere di Villaseta. Se prima del blitz “Nuova cupola” a dettare legge sul territorio, c’erano il palmese Francesco Ribisi, ritenuto il capo della famiglia di Agrigento, Palma e Santa Elisabetta, e il suo braccio fidato il sabettese Giovanni Tarallo, oggi a comandare nella città capoluogo c’è la cosca di Villaseta. Ne fanno parte vecchi e nuovi personaggi. Le inchieste “Parcometro” e “Nuova cupola” hanno svelato la composizione della famiglia mafiosa di Villaseta, con a capo Vincenzo Cacciatore, 47 anni, già coinvolto nell’operazione antimafia “Ombra”, dei primi anni del 2000, imparentato ed anche accusato dall’ultimo pentito della mafia agrigentina, Franco Cacciatore.

Con Vincenzo Cacciatore, attualmente detenuto, secondo le ultime investigazioni delle Forze di Polizia con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, a mantenere un controllo capillare su tutta la città si adopererebbero i suoi affiliati. La riorganizzazione al vertice della famiglia di Agrigento avrebbe avuto anche con il benestare di altri boss e uomini d’onore della Commissione provinciale di Cosa nostra. Il piano di riorganizzazione della cosca potrebbe avere avuto anche la “benedizione” del superlatitante trapanese Matteo Messina Denaro che, dopo le operazioni di polizia che avevano messo in ginocchio la “famiglia”, con l’arresto del suo fidato Leo Sutera di Sambuca di Scilia, avrebbe espresso preoccupazioni sul futuro di Cosa nostra agrigentina Una nuova cupola attiva nella città di Agrigento, che sarebbe suddivisa in “squadre cittadine”, che possono contare su un gruppo operativo giovane dedito alle attività illecite. Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile e del Reparto operativo dei carabinieri mirano a risalire all’operatività del gruppo criminale che avrebbe pianificato la gestione del racket del pizzo. La reale preoccupazione della Dda è che con il ricambio all’interno della famiglia di Agrigento, ci sia pronta una battaglia con ogni mezzo per accaparrarsi i soldi dei finanziamenti per appalti e opere pubbliche. Prima di Francesco Ribisi, rampollo della potente cosca di Palma, nella città di Agrigento per anni ha comandato la famiglia di Villaseta. A conferma del lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine negli ultimi due decenni, con centinaia e centinaia di arresti, ci sono anche i racconti di Franco Cacciatore, l’ultimo pentito della mafia agrigentina, anche lui vissuto nella frazione di Villaseta. Cacciatore da mesi continua a parlare ai magistrati della Dda, di come sono andate le cose negli anni 99-2002, quando ad Agrigento comandava lui.  E pretendeva da Maurizio Di Gati, campo libero per mettere le mani sulle tangenti di grossi gruppi imprenditoriali della città. Cacciatore gestiva la zona, rimasta vuota per la cattura di Lillo Lombardozzi, Giuseppe Virone,Salvatore Castronovo, i fratelli Massimino, e Arturo Messina, anch’egli di Villaseta. Fino al blitz “Cupola” ad Agrigento comandava proprio la famiglia Messina di Villaseta.

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