Dodici distributori di benzina, alcuni dei quali sarebbero gestiti da prestanome di mafiosi, dislocati in diverse zone di Palermo avrebbero, per almeno quattro anni, erogato il 10 per cento in meno di carburante rispetto a quanto indicato dalle colonnine.
Della vicenda aveva iniziato ad occuparsi, nel 2008, il sostituto procuratore Vania Contrafatto che, a seguito di alcuni controlli di routine delle fiamme gialle che avevano portato alla luce l’esistenza di distributori non a norma, aveva aperto un’indagine che adesso potrebbe sfociare nella richiesta del rinvio a giudizio per 44 persone da parte della Procura di Palermo.
La truffa sarebbe stata gestita da una vera e propria organizzazione, composta da soci e dipendenti di alcune ditte che avrebbero curato la manutenzione degli impianti. Al vertice ci sarebbe stato Nicolò Bargione, considerato l’ideatore di un diabolico kit per taroccare le centraline: ai gestori bastava accendere il telefonino, oppure il pulsante del telecomando del condizionatore, per rallentare l’erogazione.
Un’altra modalità per diminuire il flusso di carburante consisteva nell’accensione di una lampadina posta all’interno di un’edicola votiva di Padre Pio, sistemata proprio sopra la centralina.
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