Un’organizzazione criminale considerata vicina a Cosa nostra ma capeggiata da una sorta di battitore libero e’ stata scoperta a Gela dalla Squadra Mobile di Caltanissetta che ha eseguito la scorsa notte 28 arresti nell’operazione “Inferis”. Il gruppo, creato e guidato da Giuseppe Alferi, 50 anni, attualmente detenuto a Catanzaro, controllava estorsioni, usura, ricettazione, e commetteva danneggiamenti e furti.

Dal 2005 a oggi, secondo gli inquirenti, il clan ha compiuto svariati attentati incendiari ai danni di auto e portoni, e intimidazioni con colpi di pistola contro le saracinesche di attivita’ commerciali. Fra le vittime, anche molti esponenti delle forze dell’ordine.  Il “gruppo Alferi”, i cui membri sono in maggioranza legati da rapporti di parentela tra loro e con il boss, compresi suoi fratelli, cugini e nipoti, era pronto a usare le armi, secondo le indagini della Squadra Mobile, guidata da Giovanni Giudice, e coordinate dalla Dda nissena.


L’organizzazione, tra l’altro, imponeva il prezzo della frutta (in particolare delle angurie nel periodo estivo), era dedita alla raccolta di materiale ferroso e occupava per poi “rivenderle” le case popolari dell’Iacp. Le indagini si sono avvalse della dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Emanuele Cascino, figlioccio e fedelissimo del boss, a tal punto che si era fatto tatuare sulle spalle il volto di Giuseppe Alferi. Cascino ha cominciato a collaborare con la giustizia perchè a causa di contrasti sorti in seno al clan temeva per la vita sua e dei suoi famigliari. Tra l’altro, Cascino aveva subito tre attentati, l’ultimo dei quali nel giugno del 2010. I 28 indagati, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, all’usura, ai furti e ai danneggiamenti.

Dalle indagini è emerso che Alferi, nonostante la detenzione impartiva ordini dal carcere nascondendo i suoi ‘pizzini’ in pacchi di fazzolettini che consegnava ai suoi familiari durante i colloqui. Secondo l’accusa, a guidare il clan per suo conto erano la moglie Silvana Cialdino, 46 anni, e l’amante Maria Azzarelli, anche lei 46 anni , detta “Maria Maccarruni”. Quest’ultima, sostengono gli inquirenti, manteneva i rapporti con gli altri affiliati dell’organizzazione, e faceva da anello di congiunzione della banda: custodiva le armi, si occupava della gestione degli immobili dello Iacp e delle altre attività illecite del clan. L’Azzarelli è accusata anche di aver gestito un vasto giro di usura, con la complicità di Antonella Bignola, 29 anni, che lavorava nella sala Bingo di Gela e poteva così individuava e segnalare agli strozzini persone in difficoltà e con il vizio del gioco.

Ecco i nomi degli arrestati: Giuseppe Alferi, 50 anni; Nunzio Alferi, 26 anni; Carmelo Sebastiano Alfieri, 66 anni; Vincenzo Alfieri, 38 anni; Sebastiano Massimo Alfieri, 40 anni; Gaetano Davide Alfieri, 37 anni; Maria Azzarelli 46 anni; Vincenzo Azzarelli 47 anni; Salvatore Azzarelli 36 anni; Giuseppe Biundo 34 anni; Vincenzo Burgio, 45 anni; Giuseppe Caci, 31 anni; Rosario Consiglio, 47 anni; Francesco D’Amico, 52 anni; Giovanni D’Amico, 32 anni; Francesco Giovane, 27 anni; Rosario Moscato, 23 anni; Luigi Nardo, 30 anni; Giuseppe Palmieri, 23 anni; Orazio Pirone, 27 anni; Angelo Pirone, 32 anni; Fabio Russello, 32 anni; Gianfranco Turco, 39 anni; Paolo Vitellaro, 23 anni.

Gli altri quattro provvedimenti, di arresti domiciliari, sono stati eseguiti a carico di Antonella Bignola, 39 anni; Salvatore Fidone, 46 anni; Domenico Rocca, 41 anni, e Giuseppe Vinci, 40 anni.

BlogSicilia