I componenti di 14 famiglie hanno rischiato di morire asfissiati dal fumo a causa di due incendi dolosi la notte scorsa, a Gela. Gli attentatori hanno preso di mira un box in una palazzina di sette piani, in via Pisticci, e un panificio in via Francesco Crispi.

Nel primo incendio le fiamme sono state appiccate a un garage dove erano custoditi una moto Agusta 600 e quattro ciclomotori Piaggio, mettendo a repentaglio l’incolumità degli inquilini e l’abitabilità dell’edificio. Il fumo ha annerito lo stabile, ha invaso la tromba delle scale entrando negli appartamenti mentre i condomini dormivano.


Scattato l’allarme, i vigili del fuoco hanno ordinato alle 14 famiglie (tra cui anziani, persone ammalate, donne e bambini) di lasciare gli alloggi e di scendere in strada per mettersi al sicuro. Non ci sono feriti. La polizia sta cercando di accertare autori e movente dell’altro incendio doloso compiuto nel corso della notte, in via Crispi, contro la saracinesca del panificio “Noemi”, di proprietà di Noemi Pioggialina, di 20 anni, figlia di un fornaio, Giuseppe Pioggialina, al quale hanno bruciato la saracinesca con la benzina, collocando inoltre una bombola di gas con la valvola aperta nel chiaro obiettivo di far avvenire una potente esplosione. Il panificatore, che abita sopra il forno, si è accorto in tempo del pericolo, riuscendo a spegnere le fiamme e a mettere al riparo la propria famiglia.

Sui due incendi, che hanno provocato in città una grande paura, è intervenuto il sindaco Angelo Fasulo, che chiede un incontro con ministro dell’Interno. “Chiamerò il prefetto di Caltanissetta perché si faccia carico di chiedere un incontro con il ministero dell’interno. Gela ha bisogno di un immediato intervento dello Stato, non possiamo continuare a subire inermi le scorribande di pochi delinquenti, lo Stato dia delle risposte”.

In questo clima don Enzo Romano, parroco della chiesa San Rocco, si è scagliato contro la classe politica durante i funerali di un imprenditore, Nunzio Cannizzo, morto a 49 anni per un infarto dopo che aveva denunciato il pizzo. “Andrebbero presi tutti a calci nel sedere, andrebbero messi a digiuno, presi a bastonate, fino a quando non si decidono ad approvare delle leggi per il bene del Paese. Non riescono neanche a governare, pensano solo ai loro interessi di partito”, ha detto il prete nell’omelia.

L’attuale classe politica, per il sacerdote “non sta guardando al bene della nazione che sta affondando, disperata, caduta negli abissi. Dovrebbero vergognarsi tutti quanti. Tante persone si trovano con l’acqua alla gola mentre loro farneticano”.

Don Enzo, ritiene che la morte dell’imprenditore Cannizzo sia legata “a questa assenza da parte dello Stato. Quest’ imprenditore è stato lasciato solo, abbandonato. Ha preferito tacere, ingoiare. Poi il terribile infarto. Lo Stato non gli è stato vicino come avrebbe dovuto fare. Le condanne, da sole, non bastano”.