Un altro terremoto giudiziario si abbatte sull’ospedale San Giovanni di Dio, in questi giorni al centro di una serie di polemiche e inchieste della magistratura su due presunti casi di malasanità e sul mancato funzionamento della Tac, rotta da oltre due settimane. Quattordici medici in servizio presso l’ospedale di contrada Consolida, indagati per la morte di una donna agrigentina avvenuta per un’infezione il 29 agosto 2008, hanno avuto notificato dalla Procura della Repubblica di Agrigento, l’avviso della conclusione delle indagini preliminari, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. Si tratta di Valentina Brisolese, 37 anni, Antonina Librici, 46 anni, Gaetano Pecoraro, 62 anni, Michele Castellano, 55 anni, Francesco Buscaglia, 43 anni, Vincenzo Scudera, 59 anni, Pasquale Zicari, 60 anni, Carlo Fontana, 41 anni, Fabrizio Alletto, 40 anni, Antonino Maniscalco, 62 anni, Gerlando Riolo, 58 anni, Alessandro Li Petri, 41 anni, Antonio Marotta, 60 anni, Lina Maria Aronica, 54 anni. L’accusa per tutti è di omicidio colposo. I sanitari nel periodo del fatto prestavano servizio all’Unità Operativa di Medicina e Chirurgia del Pronto soccorso, all’Unità Operativa di radiologia e Chirurgia Generale e all’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Giovanni di Dio. Il sostituto procuratore Giacomo Forte, titolare del fascicolo d’inchiesta scrive che gli indagati < con imprudenza, imperizia e negligenza, cagionavano la morte della paziente, Maria Ferrraro >.