Tra le tante disfatte che interessano il Comune di Messina, il clientelismo sembra essere il carattere dominante in città: dal Comune stesso, all’Università, fino agli ospedali, passando tra le varie cooperative. Occorre una soluzione drastica nel tentativo di ripristinare la meritocrazia, anche se certe consuetudini messinesi sembrano davvero dure a morire. Occorre epurare l’intero organigramma pubblico, magari attraverso un test d’idoneità.

La città di Messina si distingue spesso a causa di un clientelismo d’ispirazione parentocratico radicato nella cultura cittadina; la meritocrazia è un illustre sconosciuta. Nonostante l’avvento del sindaco “rivoluzionario”, Renato Accorinti, la situazione non sembra mutata di molto; anzi taluni starebbero insinuando dubbi sulle nomine dello stato maggiore universitario. In questo contesto, la domanda è lecita: quanti dipendenti del Comune di Messina possiedono meriti, capacità e titoli per occupare il loro posto?

Voci di popolo risponderebbero che si possono contare sulle dita di una mano. Urge una soluzione. Una possibilità concreta sarebbe quella di sottoporre tutti i dipendenti comunali (anche quelli di strutture e cooperative da esso sovvenzionati) a un serio test attitudinale; i risultati del suddetto indicheranno quali dipendenti saranno idonei a continuare e quanti invece dovranno essere sottoposti a ulteriori revisioni professionali.

Si tratterebbe del primo passo concreto per l’amministrazione Accorinti, al fine di inviare un segnale forte ai tutti quei poteri massonici e parentocratici che caratterizzano la città dello Stretto. Come si può parlare di rivoluzione se prima non si sradica tutta la mala erba? Legittimazione per coloro che possiedono le credenziali e gogna per tutti quegli individui agevolati dalle raccomandazioni per scalare le graduatorie. Naturalmente, poi si potrebbe anche risalire a tutti quei personaggi politici messinesi che hanno influenzato tali scelte.

Fabrizio Vinci
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