La CGIL di Agrigento esprime ferma opposizione all’intitolazione di una via a Sergio Ramelli a Campobello di Licata che non può accettare revisionismi né simbolismi che minano la memoria democratica. Apprendiamo con sconcerto della mozione presentata da un consigliere comunale di FDI volta a intitolare una via cittadina a Sergio Ramelli giovane militante del Fronte della Gioventù, formazione giovanile legata al Movimento Sociale Italiano (MSI), partito di ispirazione neofascista. Pur nel rispetto della memoria di ogni vittima della violenza politica, riteniamo questa proposta inopportuna, divisiva e profondamente sbagliata. Sergio Ramelli fu una giovane vittima di un episodio drammatico della storia italiana degli anni Settanta, ucciso a soli 18 anni in un clima di violenza ideologica che ha segnato tragicamente il nostro Paese. Tuttavia, la sua figura è stata strumentalmente utilizzata da ambienti dell’estrema destra per alimentare una narrazione revisionista che tenta di equiparare chi ha sostenuto valori fascisti e autoritari con coloro che hanno lottato per la libertà, la democrazia e i diritti. Intitolare una via a Ramelli significa oggi legittimare simbolicamente una precisa visione politica che nulla ha a che vedere con i valori antifascisti su cui si fonda la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. Significa anche mancare di rispetto alla storia di Campobello e alle tante vittime della dittatura fascista, della Resistenza e delle stragi neofasciste rimaste impunite. Ricordiamo che la Costituzione Italiana, all’articolo 1 delle Disposizioni Transitorie e Finali, vieta esplicitamente la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In questo senso, anche la giurisprudenza italiana (si veda la sentenza della Corte di Cassazione n. 37577/2011) ha più volte ribadito la legittimità dei limiti imposti alla propaganda e alla celebrazione di personaggi o simboli legati all’ideologia fascista. La memoria pubblica come patrimonio condiviso; la toponomastica è uno strumento fondamentale per costruire una memoria pubblica condivisa, e per questo deve riflettere valori democratici e antifascisti. Intitolare vie e piazze a figure storicamente legate a movimenti politici estremi, indipendentemente dal dramma personale della loro sorte, rischia di trasformare i luoghi della cittadinanza in spazi di propaganda ideologica. Chiediamo quindi che la mozione venga ritirata immediatamente, e che il Consiglio comunale si esprima in modo chiaro contro ogni tentativo di revisionismo storico e simbolico. Campobello di Licata deve essere un luogo di memoria condivisa e pacificazione reale, non un terreno di scontro ideologico alimentato da nostalgie che la storia ha condannato e merita una memoria degna della sua storia e dei suoi cittadini. Diciamo NO a questa proposta.
Il Segretario generale
Alfonso Buscemi