Pochi, a parte gli addetti ai lavori, conoscono e sono coscienti dell’importanza storica e archeologica del sito del Monte Saraceno di Ravanusa, che neppure apparentemente sembra una collina tra tante. La consapevolezza del peso delle conoscenze che Monte Saraceno, ancora anonimo, potrebbe o avrebbe potuto restituire sulla storia della Sicilia greca rimane di nicchia. Sulle sue pendici, oltre ai resti della civiltà sicana, come quelli delle tre abitazioni circolari, rinvenuti e risotterrati per meglio salvaguardarli, sono infatti presenti quelli di uno straordinario insediamento greco a tre livelli o pianori, sommitale, mediano e inferiore, riconducibili alla civiltà greca. Era infatti presente un’acropoli, mura difensive su due livelli, cisterne per l’acqua, strade, abitazioni e vasellame autoctono e d’importazione. Alcuni vasi provenivano dalle isole e da Atene, sintomo, non solo di scambi commerciali con le poleis greche, ma anche dell’opulenza della polis di Monte Saraceno caratterizzata dalla presenza anche di un ceto agiato e benestante. Gli scavi degli Anni Venti, Trenta e Novanta del secolo scorso hanno portato alla luce veri tesori oggi custoditi nel Museo Archeologico di Ravanusa e nei suoi magazzini. Molto è andato perduto a causa di varie azioni di spoliazione del sito e della necropoli di via Olimpica che, come riferito dalla professoressa Grazia Vera Spagnolo, dell’Università di Messina, ospitava i resti dei cittadini più abbienti della polis di Monte Saraceno e da cui arriva il famoso vaso funerario plastico del Satiro. La professoressa Spagnolo, esperta conoscitrice del sito di Gela, non poteva non interessarsi anche a quello di Monte Saraceno, fondato dai geloi rodio-cretesi nel VI secolo, in età tardo arcaica. Così è stata proprio lei che, con la collaborazione dell’Associazione Impronte, sabato pomeriggio, 20 settembre 2025, ha guidato in un viaggio attraverso i secoli delle civiltà, che il Monte ha conosciuto, alcuni visitatori spiegando ai presenti, tra i quali il GRAL, gruppo di ricerca archeologica di Licata, venuto a posta ad ascoltare le sue parole e a visitare monte e museo, la storia del sito dalle origini alla fine della civiltà greca che in esso abitava, avvenuta in epoca Ellenistica. Il percorso curato per gli ospiti è culminato nella visita di un vero saggio archeologico, dove due studenti dell’Università di Messina, che da sempre si è occupata degli studi del sito ravanusano, erano impegnati negli scavi.
“Le ispezioni magnetometriche hanno restituito importanti anomalie”, ci ha raccontato un’altra dottoressa in archeologia, spiegandoci il lavoro stratigrafico in atto durante le due ultime settimane che hanno segnato una ripresa degli scavi da cui, con molta probabilità, verranno programmate nuove campagne. Il sito di Monte Saraceno insiste infatti su quello che è il parco archeologico della Valle Templi, per cui si prevedono future ricerche.
Manuela Lazzaro