a large hamburger flying through the airL’aula di Strasburgo approva l’emendamento che riserva le denominazioni di carne solo ai prodotti di origine animale.

Da Strasburgo arriva una decisione destinata a cambiare le etichette e la comunicazione dei prodotti alimentari in tutta l’Unione.
Con 355 voti a favore, 247 contrari e 30 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato il divieto di usare denominazioni come “bistecca”, “salsiccia”, “scaloppina” o “hamburger” per alimenti vegetali o a base di uova.


La norma, contenuta nel pacchetto di revisione dell’organizzazione comune dei mercati agricoli (Ocm), stabilisce che le denominazioni riservate ai prodotti di carne potranno essere utilizzate solo per alimenti che contengono effettivamente carne.

Cosa cambia: una definizione più rigorosa di “carne”
Con il voto di Strasburgo, il Parlamento introduce una nuova definizione ufficiale di carne, descritta come “parti commestibili di animali”.
In questa categoria rientrano tutti i prodotti di origine animale destinati al consumo umano, ma vengono esclusi gli alimenti coltivati in laboratorio e le alternative vegetali. Da oggi, quindi, non sarà più possibile vendere un prodotto come “hamburger di ceci” o “bistecca di tofu”, poiché i termini potranno essere impiegati solo per le preparazioni a base di carne.
Lo stesso principio varrà anche per le denominazioni legate alle uova, come “tuorlo” o “albume”, che saranno riservate ai prodotti derivati da uova animali.

Un voto che divide l’aula di Strasburgo
L’emendamento è passato con una maggioranza netta ma non unanime.
Molti eurodeputati hanno sostenuto la misura come necessaria per garantire chiarezza ai consumatori e tutela per i produttori di carne.
Altri, invece, hanno criticato la scelta, considerandola un ostacolo all’innovazione alimentare e un segnale di chiusura verso la transizione ecologica e le diete sostenibili.
L’aula ha poi approvato l’intero pacchetto legislativo con 532 voti favorevoli, 78 contrari e 25 astensioni, aprendo la strada ai negoziati con il Consiglio europeo per la versione definitiva del testo, che inizieranno il 14 ottobre 2025.

Obiettivi del provvedimento: più trasparenza e tutele per gli agricoltori
Il divieto dei termini “carnivori” per i prodotti vegetali si inserisce in un quadro normativo più ampio, volto a rafforzare la politica agricola comune (PAC) e a stabilizzare i redditi degli agricoltori europei.

Il Parlamento chiede infatti:

Contratti scritti obbligatori per le consegne di prodotti agricoli, salvo alcune eccezioni decise dagli Stati membri.
Riduzione della soglia minima per i contratti non obbligatori, da 10.000 a 4.000 euro, per garantire più trasparenza nelle filiere.
Tutela dei produttori locali, con una preferenza per prodotti stagionali, di origine UE e con indicazioni geografiche protette negli appalti pubblici.
Chiarezza nelle etichette, limitando l’uso di termini come “giusto” o “equo” ai soli prodotti che contribuiscono allo sviluppo delle comunità rurali.
Uso controllato della dicitura “filiera corta”, riservata ai prodotti europei distribuiti con un numero limitato di intermediari e in tempi ridotti.
Una legge anche per difendere la terminologia alimentare tradizionale
Secondo i promotori, l’obiettivo non è ostacolare l’industria dei sostituti vegetali, ma preservare la coerenza linguistica e culturale delle denominazioni alimentari europee.
Le espressioni come “bistecca”, “salsiccia” o “hamburger”, spiegano i sostenitori della norma, sono da secoli legate alla carne e la loro estensione ad altri prodotti può generare confusione nei consumatori.

Molti deputati hanno inoltre sottolineato che le alternative vegetali possono continuare a essere vendute e promosse, ma con termini distintivi, come “preparazione vegetale”, “disco di legumi” o “alternativa proteica”.

Le implicazioni per il mercato dei prodotti vegetali
L’industria dei sostituti della carne — in forte espansione negli ultimi anni — dovrà quindi rivedere le etichette e le strategie di marketing.
Le aziende che producono “burger di soia”, “bistecche vegetali” o “salsicce di lenticchie” saranno costrette a modificare i nomi commerciali dei propri prodotti per conformarsi alla nuova normativa europea.

Questo potrebbe comportare un impatto economico non trascurabile, soprattutto per le piccole imprese del settore “plant-based”. Tuttavia, secondo i sostenitori del provvedimento, la norma aiuterà a creare un mercato più chiaro e regolamentato, evitando il rischio di pubblicità ingannevole.

Il legame con il “Pacchetto Omnibus III”
Il provvedimento rientra nel più ampio “pacchetto Omnibus III”, un insieme di riforme volte a rendere più efficiente e sostenibile la politica agricola comune (PAC).
Tra le altre misure approvate, figurano:

Maggiore controllo sull’importazione di alimenti e mangimi da paesi terzi, ammessi solo se i livelli di residui di antiparassitari sono inferiori ai limiti massimi consentiti nell’UE.
Divieto di concorrenza tra modelli produttivi, con l’esclusione della creazione di organizzazioni di produttori biologici per evitare sovrapposizioni.
Incentivi per l’utilizzo di prodotti locali e stagionali negli appalti pubblici alimentari.