palazzo_dorleans2Una Rete delle professioni tecniche che vede insieme agli architetti, gli ingegneri, gli agronomi, i geometri, i periti agrari, i geologi, l’Ance e i sindacati degli ordini professionali, e 5 proposte per rilanciare la professione dell’architetto e il settore dell’edilizia guardando alle priorità del presente: protezione del territorio, rigenerazione urbana, tutela dei centri storici. Sono i punti contenuti nel documento votato ad unanimità dal VI congresso degli architetti che si è tenuto nei giorni scorsi a Ragusa Ibla e che ha visto la partecipazione di 150 delegati provenienti dai vari Ordini provinciali in rappresentanza dei 15 mila iscritti.

Un congresso che ha visto la partecipazione straordinaria di tutti i consiglieri del CNAPPC e del suo Presidente Arch. Giuseppe Capocchin, del Presidente Inarcassa Arch. Giuseppe Santoro, dei Presidenti di otto ordini siciliani, dei rappresentanti di tutte le categorie professionali e di politici come l’ On. Arch. Serena Pellegrino (Deputato nazionale), l’Avv. Carlo Vermiglio (Ass. Reg. ai BB.CC.AA.) e l’On. Giuseppe Laccoto (Presidente della III Comm. Legisl. all. ARS).
Un’occasione per cercare soluzioni alla crisi, partendo dai temi caldi del presente: tutela del paesaggio, dissesto idrogeologico, rischio sismico, recupero dei centri storici e della ricchezza del patrimonio culturale, rigenerazione urbana. Questioni affrontate anche insieme alle altre professioni.
“Oggi – ha detto il presidente della Consulta degli Architetti Giovanni Lazzari – l’approccio ai problemi deve essere complessivo. Ridefinire le competenze professionali, significa dare risposte vere e di qualità ai problemi che investono la nostra società, i nostri centri abitati e il comparto dell’edilizia che, non dimentichiamolo, rappresenta oltre l’8,2 per cento del Pil”.
Da qui l’avvio di una Rete delle professioni tecniche di Sicilia, una voce unitaria di tutto il mondo che ruota attorno al settore delle costruzioni per chiedere interventi urgenti contro la crisi del settore. I dati, presentati durante la due giorni, sono sconfortanti: nei primi otto mesi di quest’anno la Regione ha pubblicato in Gazzetta solo 70 bandi rispetto ai 155 dello scorso anno con una media di 8 gare al mese. Un crollo pari al 58,7 per cento rispetto al 2015. Preoccupanti anche i redditi dei liberi professionisti scesi sull’isola, secondo una ricerca presentata da Architetti e Ingegneri, tra i 9 ai 20 mila euro l’anno.
L’Istituzione della Rete è uno dei punti del documento votato dagli architetti siciliani che avanza precise proposte anche al Parlamento e al Governo siciliano affinché, in forza dell’autonomia siciliana, “legiferino – ha detto Lazzari – per disciplinare il ruolo sociale dell’architetto, centrale in altri Paesi come la Francia e attivare alcune misure che vadano nella direzione dell’architettura di qualità inserendo, ad esempio, elementi premianti per quelle amministrazioni che scelgono la strada dei concorsi di progettazione così come chiede l’Europa”.
Gli architetti siciliani chiedono poi di modificare con urgenza alcune norme già esistenti, a partire dalle legge 13 del 2015 sui centri storici che così com’è rischia di danneggiare i vecchi impianti urbani anziché tutelarli. Tra le proposte di modifica, anche la revisione della legge di recepimento del Codice unico degli appalti con l’approvazione del Regolamento Unico Sostenibile; e dell’attuale Fondo di Rotazione per gli interventi nei comuni con l’ampliamento del termine di restituzione dei fondi a 8-10 anni.
Dal documento approvato si deve ripartire con slancio verso scenari che, solo rimanendo uniti e compatti, potranno squarciare le tenebre in cui gli architetti e i liberi professionisti del settore in generale, per anni sono stati relegati, restituendo loro la legittima autorevolezza e imparzialità. Si è tracciata una strada, si tratta di seguirla con impegno, competenza e determinazione.