Il 2010 va in cantina facendo segnare l’anno politico più singolare che la martoriata storia della città di Licata ricordi. Per quasi un anno il sindaco Graci ha governato la città senza poterci mettere piede, da San Leone prima, da Villaggio Mosè dopo. In questo frangente è riuscito a nominare diciotto assessori e a fare girare la delega di vicesindaco tra quattro persone. Di seguito la ricostruzione di tutti i movimenti di giunta. 30 dicembre. Graci ad un mese dal suo arresto e dopo avere subito le dimissioni di tutto l’esecutivo, eccezion fatta per Giuseppe Mulè, nomina una nuova giunta: Marina Barbera ( diventerà vicesindaco), Giuseppe Mulè, Giuseppe Rizzo, Giuseppe Sanfilippo, Giovanni Giambra e Gaetano Lombardo, gli ultimi due residenti a Grotte. L’8 gennaio il sindaco nomina Francesco Rinaldi, licatese di nascita ma da decenni trapiantato in provincia di Catania. Proprio Rinaldi è il primo ad abbandonare Graci dopo appena un mese e mezzo. Il suo posto viene preso da Angelo Castiglione, licatese da anni residente a Modica. Il 21 gennaio all’esecutivo si aggiunge Maria Carmela Amoroso, licatese da anni residente ad Agrigento. La nuova giunta resiste con questa composizione fino al 13 maggio, data in cui si registrano le dimissioni in blocco del vicesindaco Barbera, di Rizzo e della stessa Amoroso. Ufficialmente vanno via per sopraggiunti impegni professionali, si parla di aperti contrasti con alcuni fedelissimi del sindaco. L’estate porta nuovi scossoni all’esecutivo. Il 24 maggio Graci reintegra la giunta nominando l’ex consigliere comunale Calogero Scrimali, Salvatore Furnò e Giuseppe Sorriso, circa la scelta di Furnò prende le distanze la moglie Carmela Sciandrone, dirigente dell’Mpa che lascia la carica, Sorriso viene estromesso dal Pd, partito con il quale era candidato consigliere comunale. Arriva giugno e porta nuovi avvicendamenti. Sbatte la porta al sindaco esiliato, Angelo Castiglione il 9 giugno, in meno di ventiquattro ore Graci, divenuto ormai specialista, ha pronto il sostituto, lo pesca ancora a Grotte, si tratta di Gianfranco Pilato. Per un grottese che viene, uno che se ne va, il vicesindaco Gaetano Lombardo si tira fuori dall’esecutivo il 28 giugno, dice di non condividere più le scelte del sindaco e del suo entourage. Tre giorni dopo, il 2 luglio è il turno di Domenico Montana. Il 23 agosto va via sbattendo la porta anche Giuseppe Sanfilippo, lo fa dopo che cinque giorni prima aveva smentito per iscritto la notizia anticipata dal nostro giornale. Graci, definito da più parti il sindaco delle mille giunte non accusa il colpo e prepara il colpo ad effetto. Il 30 agosto, nel corso di una conferenza stampa a Villaggio Mosè ufficializza l’ingresso in giunta dell’ex assessore provinciale Giuseppe Arnone, sbattuto fuori a tempo di record dall’Mpa, del cognato Paolo Licata e dell’assessore di Aragona Ivana Minnella. Arnone diventa vicesindaco e conquista la scena, partecipando a riunioni a Licata e non, convocando conferenze, sostituendo il sindaco nelle sue funzioni. Questo fino al ritorno di Graci in città, il 7 dicembre, la vigilia dell’Immacolata. Dopo meno di una settimana dal suo ritorno, il 13 dicembre, il sindaco defenestra Salvatore Furnò, non gradito a parte della giunta, e incassa le ennesima dimissioni, quelle di Minnella. Il 16 dicembre, nomina Salvatore Avanzato e Gioacchino Mangiaracina.