Privi di ideali condivisi, di messaggi unidirezionali, di percorsi tracciati e traguardi prefissati, i nuovi adolescenti stanno cercando da soli valori, modelli, stili di vita ai quali ispirarsi. La mancanza di linee guida li ha lasciati in balia di se stessi, costretti – privi di bussola e di mappe – a navigare a vista. Ma un orizzonte ampio e sgombro da scrutare apre anche nuove possibilità.

Dopo l’agognata maturità, non appare del tutto scontato un futuro formativo universitario dei giovani canicattinesi. Sempre più spesso gli studenti, si trovano attanagliati dall’incertezza decisionale combattuta tra Università e inserimento nel mondo del lavoro, con relativa indipendenza economica. La palese insicurezza sugli sbocchi occupazionali dei giovani laureati nelle diverse discipline, accresce la sfiducia di molti ragazzi riguardo all’opportunità di intraprendere studi lunghi e dispendiosi, quali sono quelli universitari. Contemporaneamente le “sirene omeriche” della formazione professionale, con promesse di immediato inserimento nel mondo del lavoro, lusingano molti neo diplomati che, come Ulisse, si dibattono tra atroci dubbi e legittime incertezze.


Poiché non sono più iscritti nelle coordinate di un grande progetto collettivo, possono tracciare la propria rotta in modo più autonomo e creativo. Tuttavia un progetto incondizionato fa paura, soprattutto quando i condizionamenti esistono ma si sono resi invisibili all’affievolirsi dello sguardo critico e della cultura alternativa.

I loro padri hanno spesso molte energie per contrapporsi alla generazione precedente, invece loro sono, meno conflittualmente, alla ricerca di sé. Il confronto degli ideali rende esplicita la differenza.

Per la generazione che “ha fatto il ’68” i valori guida erano: giustizia sociale, pace, liberazione dall’autoritarismo, parità tra i sessi. Progetti a lunga scadenza, che si iscrivono nelle coordinate prospettiche della storia del mondo.

Per i ragazzi dell’ultima generazione i valori sono invece: amicizia, sincerità, lealtà, solidarietà, armonia; condizioni che è possibile realizzare qui e ora nell’ambito del gruppo dei coetanei.

Valori che definirei, rispetto ai precedenti, unidimensionali e pragmatici, mentre gli obiettivi sociali, come il successo e il denaro, restano sullo sfondo, attribuiti a un mondo adulto lontano e alieno.

Vi è però un’esigenza della mente, meno consapevole e dichiarata, che consiste nella ricerca, per ora solo immaginaria, di modi diversi, alternativi di vivere insieme.

È significativo in questo senso che le puntate del format “Il grande Fratello” siano state seguite soprattutto dai giovani, a partire dai 12 anni. Che cosa hanno trovato in una trasmissione priva di avventure, di colpi di scena e di violenza, dove il sesso era più che altro “parlar di sesso”? Forse li ha avvinti l’ipotesi di una famiglia senza genitori, dove tutti erano appunto “fratelli” e solo il “confessionale” ricordava la necessità di fare i conti con se stessi e con gli altri in una competizione priva di regole, com’è solo quella che si tende tra la vita e la morte.