L’agenda politica italiana nell’ultimo periodo ha visto le recenti consultazioni amministrative farla da padrone e di conseguenza gli unici temi all’ordine del giorno di cui i nostri infaticabili politici discutono strenuamente nelle interminabili riunioni post-elettorali sono l’ipotetico rilancio di un PDL frastornato e senza rotta, alla disperata ricerca di un dopo-Silvio, ed una fantomatica vittoria del PD che cerca, a dire il vero con poca convinzione, di spacciare come un successo un’evidente deriva “vendoliana” del suo elettorato stanco ed annoiato da una leadership soporifera.
Non me ne vogliamo i nostri politici, la riflessione sulle vicende elettorali è sacrosanta, nessuno sostiene il contrario.
Il vero problema è che la suddetta riflessione è diventata l’unico tema che si affronta quotidianamente a Montecitorio, sui giornali e in tutte le emittenti televisive.
Onestamente credo che gli italiani si siano un po’ rotti le scatole.
Quando in una nazione che ha tanti problemi da risolvere come la nostra, il dibattito pubblico diventa una lunga ed interminabile rissa mediatica fra opposte fazioni che si contendono il potere il rischio che si corre è di non accorgersi completamente di tutto quello che succede intorno a noi ogni giorno.
Non ci rendiamo conto che c’è tanta gente che in questo momento sta soffrendo e ha un disperato bisogno d’aiuto.
Povera gente che non ha più fiato in gola per gridare la propria disperazione e si rassegna ad una sofferenza muta e solitaria.
Per fortuna ogni tanto c’è qualcuno che non si da per vinto e non si rassegna e cerca, con ogni mezzo, di reagire e far sapere agli altri quello che succede, forse per rabbia, forse solo per cercare di alleviare le proprie sofferenze in cerca del conforto di qualcuno che può capire e ci può aiutare.
Questo è quello che sta cercando di fare la Sig.ra Irene Sampognaro che ormai da giorni si è piazzata davanti all’ospedale Garibaldi di Catania dove da quasi un anno vegeta in coma il marito, l’Arch. Giuseppe Marletta, ridotto in fin di vita da una banale operazione andata male, l’estrazione di due punti metallici dalla radice di un dente già estirpato.
Da mesi, con coraggio e ostinazione questa donna cerca di sapere cos’è successo al marito ma si scontra puntualmente con vergognosi e vili silenzi dell’equipe medica del Garibaldi e dei magistrati che non hanno aperto nessun fascicolo sul caso del marito perché sostengono non ci sia nessun reato.
In un lungo e commovente articolo Felice Cavallaro sul Corriere della Sera di Venerdi 3 Giugno denuncia questa tragica e triste vicenda annotando anche lo sfogo di una donna sola e disperata che non ha più il coraggio e i mezzi per andare avanti e dichiara che se la situazione dovesse rimanere questa ancora a lungo non esiterà a fare quello che ha già fatto Beppino Englaro.
La sfortunata vicenda di Giuseppe Marletta dovrebbe farci riflettere tutti sul senso della vita e sulla sua precarietà.
Il nostro governo continua a rinviare di mese in mese l’esame del testo di una legge che deve regolamentare la dichiarazione anticipata di trattamento, solo ed esclusivamente per non scontentare ad un tiro di schioppo dalle elezioni una fascia di elettorato cattolico che ipocritamente e senza nessuna considerazione per chi soffre sostiene che nessuno ha il diritto di disporre come ritiene più giusto della propria persona e del proprio corpo.
A tal proposito ricordo di aver letto una bellissima lettera scritta dal Prof. Umberto Veronesi, presidente della fondazione che porta il suo nome, che si intitola lettera aperta su una legge sbagliata pubblicata sul Corriere domenica 1 Maggio.
Mi riservo di pubblicarne il testo integrale, con l’autorizzazione della fondazione Veronesi, ad ulteriore sostegno della battaglia che l’associazione Sicilia Futurelab insieme ad altre centinaia di associazioni e gruppi di liberi cittadini italiani combatte affinchè venga istituito in tutti i comuni d’Italia un registro dove ogni libero cittadino potrà annotare le sue personali disposizioni in merito alla DAT (dichiarazione anticipata di trattamento o testamento biologico).
L’Art. 32 della Costituzione recita:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Ritengo che ognuno di voi abbia inteso qual’è il vero senso di queste parole per cui sarebbe superfluo annoiarvi con altre chiacchiere. Grazie.
Vincenzo Sciabica