“Agrigento è il comune con il più basso consumo pro capite di acqua tra 115 comuni capoluogo d’Italia. Il risultato purtroppo è causato dalle numerose interruzioni nella distribuzione (35,4 m3 per abitante). Il dato emerge dagli indicatori ambientali urbani diffusi dall’Istat. Per i Comuni italiani risparmiare il consumo d’acqua è anche un pregio, per noi è una triste costrizione. Nel 2010 il consumo di acqua per uso domestico, riferito al complesso dei 115 comuni capoluogo di provincia è stato pari a 66,7 m3 per abitante2, in diminuzione dell’1,9% rispetto al 2009. “La contrazione dei consumi di acqua, che si osserva ormai da nove anni, testimonia una maggiore attenzione all’utilizzo della risorsa idrica e ai relativi costi” è la considerazione generale che emerge. “Nell’anno in esame, solo 27 comuni presentano un livello di consumo superiore alla media, e di questi solo tre hanno anche consumi in crescita rispetto al 2009: Udine (+1,4%), Catania (+1,3%) e Massa (+1%). Nell’ultimo anno le diminuzioni più rilevanti si presentano ad Alessandria (-14,2%), Cosenza (-11,5%) e Pavia (-10%); gli incrementi più consistenti si rilevano a Isernia (+15%), Siracusa (+8,2%) e Caserta (+4,3%)”, prosegue la nota. “Tutti i comuni capoluogo di provincia con popolazione residente superiore a 250 mila abitanti presentano una diminuzione del consumo di acqua per uso domestico rispetto al 2009, ad eccezione di Catania (+1,3%). I livelli di consumo di Bari (54,9 m3 per abitante), Firenze (55,4), Palermo (57,2), Bologna (59), Napoli (59,2), Venezia (61,5), Verona (63,4) e Genova (63,6), sono al di sotto del consumo medio dell’insieme dei 115 comuni; quelli di Roma (85,5 m3 per abitante), Milano (83,2), Catania (81,5) e Torino (76,7) sono al di sopra del medesimo valore medio”, continua l’Istat. “Nel 2010, 17 comuni dichiarano di ricorrere a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua per uso domestico, a fronte dei 19 dell’anno precedente. In 15 comuni si tratta di episodi di breve durata (inferiore al mese) che si presentano nel periodo estivo o per danni improvvisi all’infrastruttura e che in sei casi coinvolgono solo una parte del comune. Ad Agrigento come ad Enna l perdurare della situazione testimonia una maggiore scarsità della risorsa idrica e interessa tutto il territorio comunale. Le misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua, fatta salva qualche eccezione, restano storicamente appannaggio del Centro e del Sud del Paese”, rileva l’Istat. “Per quanto riguarda la percentuale di popolazione connessa a impianti di depurazione delle acque reflue urbane nei comuni capoluogo di provincia, si osserva che il livello del servizio è rimasto immutato rispetto al 2009 e si attesta, per il complesso dei comuni in questione, su una percentuale pari al 90,3% della popolazione residente1. In nove comuni (Cremona, Vicenza, Rimini, Siena, Salerno, Foggia, Bari, Brindisi e Siracusa) il miglioramento della copertura nell’ultimo anno è stato superiore a un punto percentuale”, conclude la nota.