Stefano Rodotà, giurista ed ex presidente dell’autorità garante della privacy, ha rilanciato la sua proposta di modifica dell’art.21 della Costituzione a Novembre a Trento in occasione dello svolgimento dell’Internet Governance Forum, il più atteso ed importante appuntamento annuale dedicato al mondo della rete e dell’ICT.

Il Prof. Rodotà aveva iniziato la sua battaglia per la modifica dell’art. 21 già in occasione del precedente appuntamento con l’IGF del 2010 e in quell’occasione i colleghi della rivista wired, sempre in prima linea nella battaglia per la diffusione della rete e la lotta al digital divide, sposarono immediatamente la causa del Prof. Rodotà aprendo una pagina dedicata alla raccolta delle firme di tutti i lettori sul sito della loro rivista.


In realtà la proposta di Rodotà non consiste in una vera e propria modifica, sarebbe più corretto parlare di un’ implementazione visto e considerato che l’art. 21 bis andrebbe ad ampliare l’art. 21 quindi non lo sostituirebbe bensì lo estenderebbe con il seguente testo: “Tutti hanno diritto di accedere alla rete Internet in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico sociale”.

Purtroppo la proposta di Rodotà, meritevole dell’attenzione di ben 28 Senatori che l’hanno trasformata in un disegno di legge, si scontra e deve fare i conti con l’amara realtà che parla, dati alla mano, di una diffusione ancora troppo bassa della rete nella nostra nazione che rimane inesorabilmente anche per quest’anno fanalino di coda tra le nazioni più sviluppate (fonte: La Repubblica, Lunedì 7 Novembre 2011) nonostante il governo, l’ennesimo ci viene da dire, sventoli il vessillo di una nuova ( sarà la terza o la quarta in 3 anni) agenda digitale che ci porterà finalmente verso la rete ultra veloce e i servizi cloud computing. Forse.

Vincenzo Sciabica