E’ dall’inizio degli anni ottanta che la “lotta di classe” – concepita e condotta dal basso, per migliorare lo stato sociale e il destino dei lavoratori, ha ceduto il passo a una lotta condotta dall’alto per recuperare i privilegi, i profitti e soprattutto i poteri che erano stati in qualche modo erosi nel trentennio precedente. Con il risultato di avere allargato la forbice che sta regalando una vita infernale ai più poveri, privi ormai di ogni capacità di resistenza, mentre vengono premiate le rendite e si ingrassano le banche.
Si, la lotta di classe esiste ancora, ma al contrario: a metterla in atto sono i più forti contro i più deboli, da un trentennio a questa parte, nell’indifferenza, spesso complice, di forze politiche e sociali. Lo abbiamo constatato con l’immenso trasferimento di risorse dal basso verso l’alto, con l’allegerimento dei salari e delle pensioni a vantaggio di rendite e profitti, oltre che con il fuoco delle turbolenze finanziarie create ad hoc. E lo abbiamo constatato con le privatizzazioni selvagge, con la riduzione dello stato sociale (welfare) e con la distruzione di ogni conquista dei lavoratori ridotti a pura merce precaria e malpagata.
A questo punto, prima che una crisi distruttiva o una rivolta sociale ci spinga verso forme autoritarie, la lotta di classe può essere salvifica…Purchè la spinta parti dal basso contro l’alto.
Salvatore Ferrara