Il Ministero della Salute è stato condannato a   risarcire il danno in favore di soggetti danneggiati a causa di trasfusione di sangue infetto. Il Tribunale di Caltanissetta, Sezione Civile, sentenza del 15 aprile 2013 ha condannato il Ministero della Salute a risarcire in favore di una famiglia nissena la somma complessiva di € 1.645.552,86. La sentenza emessa all’esito dell’istruttoria costituisce l’epilogo della causa civile intrapresa dagli eredi di una cittadina nissena che nel corso  di un intervento chirurgico effettuato  nel 1986 presso una Casa di Cura di Catania, ha contratto il virus dell’epatite C che nel corso del tempo, degenerato in corrosi epatica prima e tumore al fegato poi, nel 2009 ne ha determinato la morte. La progressiva evoluzione della malattia in cirrosi epatica prima ed in tumore al fegato poi, aveva reso necessario un trapianto d’organo, purtroppo mai arrivato. Il dolore per la grave perdita ha indotto il coniuge ed i figli ad intraprendere una causa civile contro il Ministero della Salute al quale competeva istituzionalmente il compito di vigilare sulla raccolta e sulla distribuzione del sangue e degli emoderivati da destinare alla somministrazione. Il Ministero della Salute, con l’Avvocatura di Stato, si è difeso sostenendo che in capo allo stesso non poteva riconoscersi alcuna colpa nella causazione del danno, in quanto all’epoca della trasfusioni (effettuate nel 1986)  il virus dell’Epatite C non era  stato ancora classificato; dunque, non essendo ancora conosciuto dalla Comunità Scientifica non sarebbe stato possibile prevenirne la diffusione. Di contrario avviso è stato il Tribunale di Caltanissetta che, accogliendo la diversa tesi sostenuta dai legali dei danneggiati, avv. Angelo Farruggia e Annalisa Russello del Foro di Agrigento, ha condannato il Ministero della Salute a risarcire in favore degli eredi oltre un milione e mezzo di euro. In particolare il Tribunale, facendo applicazione dei principi già espressi dalle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione in materia di danno da emotrasfusione di sangue infetto, ha ritenuto che lo stato delle conoscenze progressivamente raggiunto dalla scienza fin dagli anni “70”, avrebbe dovuto indurre il Ministero della Salute ad esercitare attivamente il dovere di controllare e vigilare –  secondo le tecniche al tempo note – sulla sicurezza del sangue e dei suoi derivati, in modo da ridurre il rischio infezioni post-trasfusionali. Pertanto, l’aver omesso di effettuare i previsti controlli sul sangue, che in grosse quantità veniva importato da Paesi come l’Africa e l’Asia ad alto rischio patogeno, integra una responsabilità colposa in capo al Ministero della Salute che con il suo comportamento omissivo ha favorito, in tutti coloro che per una qualche ragione avessero subito, prima degli anni novanta, una trasfusione di sangue o la somministrazione di emoderivati, il contagio del virus dell’Epatite B, dell’Epatite C e del virus Hiv.