Giuseppe Pino Gambino, 40 anni, di Ravanusa imputato nel processo antimafia “Apocalisse”, assolto in primo grado e condannato in secondo a 8 anni di carcere è stato arrestato dagli agenti del Commissariato di Licata. Data esecuzione ad un provvedimento di carcerazione emesso dalla Corte d’Appello di Palermo. Dovrà scontare la pena inflittagli in carcere, questo il senso del provvedimento che è stato eseguito dalla polizia. Gambino viene ritenuto un fedelissimo del boss di mafia, Giuseppe Falsone, arrestato a Marsiglia dopo undici anni di latitanza. L’arrestato era tenuto in grande considerazione dal boss di Campobello al punto che, come raccontano i pentiti (in primo luogo Giuseppe Sardino) per tutelarne l’identità, avendo partecipato ad un omicidio, Falsone decise di uccidere Giuseppe Spatazza (dopo averlo fatto scomparire). Falsone riteneva Spatazza pronto a pentirsi e quindi a rivelare ruoli ed identità di Gambino nell’ambito della cosca capeggiata dal campobellese. In primo grado, Gambino era stato assolto insieme a molti altri imputati ma in appello il giudizio è stato stravolto: condannati oltre a Gambino anche Giovanni Marino, 44 anni, di Canicattì (2 anni e 8 mesi di reclusione), Ferdinando Bonanno, 71 anni, di Catania (4 anni e 4 mesi), Salvatore Paci (2 anni e 8 mesi) e Francesco Cottitto (3 anni rispetto ai sette di primo grado e assoluzione per l’intestazione fittizia di beni). Assolto, dopo una condanna in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione il canicattinese Giancarlo Buggea, 41 anni ed assoluzione confermata per Calogero Paci, 37 anni. Il blitz “Apocalisse” scattò all’alba del 27 marzo del 2010, e vennero arrestate otto persone ritenute fiancheggiatori del boss, allora latitante, Giuseppe Falsone, processato a parte ed assolto, come Buggea e Cottitto, dall’accusa di intestazione fittizia aggravata dal metodo mafioso dell’azienda agricola “La Rotonda dei Pini”, disponendo il dissequestro dell’impresa.