Il dono più grande che potevamo sperare di avere, ora lo abbiamo. Non ci possono essere dubbi di sorta. E’ Francesco. Questo Papa meraviglioso. Che sa parlare con semplicità. Che sa accendere la speranza nei cuori. Che da forza con la sua tenerezza.
Il suo discorso di ieri a Lampedusa mi ha profondamente commosso e toccato.
Ancora una volta Papa Francesco è andato diritto al cuore del problema. Non ha parlato di leggi, non ha fatto resoconti. Ha parlato di uomini e della loro sofferenza. Lui non dispone di altri mezzi se non quelli della parola e dei gesti, per indicarci le cose che non vanno e la via da seguire.
Lo ha definito così: “… un gesto di vicinanza”, il suo viaggio a Lampedusa, “per risvegliare le nostre coscienze” dal torpore in cui sono cadute. Per farci cambiare e non dire più, di fronte al dramma di interi popoli <<non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io>>.
Mi hanno colpito soprattutto le sue parole sulla «… cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!».
Come uomo e come politico chiamato ad affrontare le tante incombenze quotidiane, sento forte il desiderio e il dovere morale di ringraziare Papa Francesco. Per le sue parole, che ci rendono più sensibili e rispettosi dell’altro. Per il coraggio che ha saputo infondere in noi e per il “gesto di vicinanza”, che tutti dovrebbero imitare. Per averci fatto riflettere e in qualche modo cambiati con la sua “provocazione”. E soprattutto perchè, qui a Delia, piccolo paese con meno di cinque mila abitanti, dove circa il 9% di cittadini stranieri, più della media nazionale, trova accoglienza e lavoro e verso i quali nutriamo sentimenti di vera amicizia e solidarietà, Papa Francesco ci ha confermato che quello che facciamo è la cosa giusta.

Gianfilippo Bancheri