Convegno su Bio a Delia<<Vogliamo un’agricoltura rispettosa dell’uomo. Vogliamo che sulle nostre tavole ci siano prodotti locali, freschi e di stagione invece di quelli provenienti da chissà quali parti del mondo. Vogliamo cibi sicuri, senza pesticidi e additivi chimici. Vogliamo un’agricoltura biologica e cibi “biologici”: farina, olio, frutta verdura, carne uova, latte. In altre parole vogliamo cibi sani, buoni e soprattutto che non facciano male alla nostra salute>>.

E’ quanto ha detto l’assessore all’Agricoltura, Antonio Gallo, nella sua relazione introduttiva al convegno “Tuteliamo il territorio per nutrire la vita” – Giornata del Bio, che si è tenuta nell’aula consiliare del palazzo municipale di Delia, venerdì 6 febbraio, e che ha visto la partecipazione del vice presidente e assessore regionale all’istruzione e alla formazione professionale della Regione Siciliana, Maria Lo Bello, del vice sindaco di Delia, Calogero Lo Porto, insieme a quella, di tanti studiosi, tecnici, dirigenti scolastici, che si occupano a vario titolo delle problematiche sull’agroalimentare. Presenti tanti operatori e produttori agricoli locali.


<<E’ stato un successo al di sopra delle aspettative>> hanno sottolineato gli organizzatori del convegno. <<Sono convinto – ha detto l’assessore Gallo, a margine del convegno – che il livello di consapevolezza raggiunto sia ormai alto non solo nei consumatori ma anche negli operatori e nei politici che hanno la responsabilità delle scelte in questo particolare e importante settore della nostra vita e della nostra economia>>.

La discussione si è incentrata sul rapporto territorio, prodotti dell’agricoltura, mangiar bene e prevenzione delle malattie. Così Calogero Alaimo Di Loro che ha lanciato la proposta Sicilia 2020 – Tolleranza zero – il cui obiettivo prioritario è di rendere la Sicilia, entro quella data, un’Isola libera dall’uso dei veleni che vengono utilizzati in agricoltura e ogm free. La qualità dell’alimentazione – ha detto – è un elemento di forza dei nuovi sistemi territoriali perché la gente ha preso consapevolezza che mangiare bene è fondamentale per tutelarsi dalle malattie (in particolare quelle tumorali). Guido Bissanti – consigliere dell’Ordine dottori agronomi e forestali di Agrigento – ha invece detto che bisogna <<affrontare il problema dell’agricoltura sotto il profilo culturale per contribuire a creare la consapevolezza che i frutti della terra servono per nutrire l’umanità e non gli interessi economici. E’ un errore pensare di massimizzare i profitti in agricoltura senza tenere conto della salute, del territorio e della qualità alimentare>>. E di cultura e salute ha anche parlato Antonino Liotta – medico agopuntore – presidente Isal. <<Il vero nemico della salute è l’uomo – ha detto. Dobbiamo sviluppare una nuova cultura della salute partendo dalla società. Deve essere eliminata l’asimmetria della ricchezza nel mondo. Al centro ci deve essere l’uomo. La terra e il cibo devono essere di tutti>>. Dello stesso avviso il biologo Antonio Monforte, che ha parlato di sviluppo sostenibile: <<la sicurezza alimentare – ha detto – parte dalla qualità dell’aria, dell’acqua e dell’ambiente. Monforte ha parlato dell’etichettatura come espressione di sicurezza alimentare e della rintracciabilità, per mettere i consumatori in grado di riconoscere la qualità degli alimenti che consumano. <<Se l’agricoltura è fatta correttamente non da problemi – ha precisato nel suo intervento Calogero Carlino, responsabile dell’Istituto Agrario di Canicattì>>. Applaudito l’intervento dell’avvocato Giovanni Tesè. <<Quella che stiamo vivendo è una crisi molto difficile. Eppure il settore dell’agricoltura rappresenta il 15% del nostro Pil. Se c’è un settore che non registra una crisi è quello dell’agricoltura. Purtroppo siamo in mano alle ecomafie che impongono cosa dobbiamo mangiare e cosa non dobbiamo mangiare – ha detto. Il diritto alla salute è interdipendente dal diritto del mangiar sano. Per la qualità e la sicurezza alimentare – ha poi detto Tesè – le leggi ci sono. Ma mancano i controlli per via degli interessi che stanno a monte. Giovanni Tesè ha anche parlato degli sprechi alimentari, che in Italia nel 20111, hanno raggiunto il 2,4% del Pil. Una percentuale che corrisponde a circa 40 miliardi di euro: cioè 20 tonnellate di cibo che servirebbero a sfamare un’altra Italia. Il problema dello spreco è un problema serio. L’Onu ci ha detto che ogni giorno muoiono per fame 24 mila persone. Secondo la Fao, ogni anno, vengono buttati 1,3 milioni di tonnellate di alimenti. In Italia la media dello spreco a famiglia è di 49 chili di cibo. E’ ora di cominciare a insegnare ai nostri ragazzi la cultura del rispetto cibo>>.

A seguire l’intervento dell’avvocatessa Rosanna Virciglio, dirigente scolastico: <<La scuola c’entra e come. Bisogna affrontare il problema con un approccio sistemico. Dobbiamo metterci attorno ad un tavolo e cercare di vedere cosa non va – ha detto. Il cibo è anche linguaggio, è cultura che ci dà una precisa identità. Il ruolo della scuola è di offrire una visione ecologica e di dare gli strumenti per affrontare le cose criticamente. Abbiamo bisogno di menti critiche e di cittadini consapevoli del mondo che stiamo vivendo. C’è molto ancora da fare. Ad esempio: fare incontrare le aziende con i consumatori. Stabilire un “prezzo etico” dei prodotti. E’ questa la vera rivoluzione dei consumi>>.

Al termine l’intervento del vice presidente della Regione Siciliana, Mariella Lo Bello che ha lanciato la proposta degli “orti scolastici” per legare la scuola all’agricoltura. Bisogna fare entrare l’agricoltura nelle scuole – ha detto Mariella Lo Bello. E’ necessario legare le nostre scelte sulla sicurezza alla sicurezza dei cibi e dei prodotti agricoli, se vogliamo nutrirci bene. E’ il contributo grande che possiamo dare>>.