I problemi in azienda sono all’ordine del giorno ma non sempre tutti facilmente risolvibili. Spesso infatti succede che a “rompersi” sia qualcosa nel rapporto tra lavoratori o tra dipendenti e dirigenti, con ripercussioni negative complessive nella crescita dei risultati, dall’immagine al profitto.

Gianluca ZaniboniCounselor e Business Coach è tra i professionisti specializzati chiamati in Italia a “curare le ferite” d’azienda. In altre parole lavora sulla meccanica delle relazioni per ripristinare o migliorare la comunicazione tra dipendenti e dirigenti. L’obiettivo è accrescere la reputazione del brand a partire dall’atteggiamento dei collaboratori. Una sfida che va oltre le interazioni virtuali delle piattaforme Social, importanti ma non sufficienti a garantire una buona reputazione.

 

Quanto conta in un’azienda la componente relazionale?

Ho lavorato con persone dalle competenze straordinarie, ma a volte con modalità relazionali talmente spigolose da rendere inutilizzabile il loro prezioso talento. Nella maggior parte dei casi peraltro, la criticità non è nemmeno attribuibile ad una persona specifica, ma capita spesso che la parte colpita dalla patologia sia proprio la relazione (P. Watzlawick). Sapere come siamo fatti e come funzioniamo può aiutare molto, per questo in aula introduco i partecipanti alla scoperta del proprio processo circolare che guida percezioni, emozioni e pensieri.

 

Il tempo e le risorse di una PMI però scarseggiano….

Nei mercati che stiamo vivendo il tempo e le risorse languono davvero per tutti. Diventa indispensabile incanalare le poche risorse disponibili in progetti pragmatici. Nella fase di analisi chiedo al cliente se la priorità è la soluzione di un problema o il raggiungimento di un obiettivo: in entrambi i casi occorrerà investire tempo e risorse. Un investimento che porta quasi sempre buoni frutti.

 

Pur senza generalizzare qual è la situazione generale che raccogli girando tra le aziende?

La mia percezione è di un risveglio, non velocissimo forse, ma progressivo. Quando i vecchi metodi di fare impresa e di gestire le relazioni non funzionano più, gli imprenditori e i manager più accorti capiscono che devono cambiare qualcosa. Chi non prova a distinguersi è invece destinato ad “estinguersi”.

 

E’ possibile migliorare la reputazione on line, ad esempio sui social network, lavorando sulle relazioni reali?

I social network restituiscono un feedback potentissimo su atteggiamenti, comportamenti e relazioni messe in atto dal personale di un’organizzazione. Sono strumenti che vanno ben governati, dove la reputazione cresce con l’effettiva e reale interazione di persone all’interno di un’azienda: clienti, fornitori, stakeholders.

Nelle prossime settimane gestirò alcune aule di problem solving strategico con il personale di un’azienda per analizzare proprio le critiche arrivate dal mondo dei social. Il mio lavoro sarà quello di mettere in atto dei correttivi, lavorando molto sulla motivazione e sul senso di appartenenza ad esempio puntando ai riscontri positivi ottenuti dalle piattaforme digitali.

 

Quindi vuole farci capire che per aumentare il livello di partecipazione su una pagina aziendale bisogna prima lavorare sul capitale umano?

Credo che i lavoratori di un’azienda siano i primi veri “clienti”, i primi ambasciatori del brand. Il passaparola nella vita reale così come nei social rimane fondamentale. Questo obiettivo (veder in primis i dipendenti contribuire al miglioramento della web reputation) è possibile se l’azienda entra nel sistema percettivo dei lavoratori facendo sentire quanto sono importanti formandoli, investendo tempo e risorse su di loro. Diversamente non si chiamerebbe “capitale” umano.

 

Qual è, secondo lei, la sfida più ardua nella comunicazione oggi?

Comunicare significa conoscere, ascoltare, sentire l’altro, e mi torna in mente l’incisione posta all’ingresso del tempio dell’Oracolo di Delfi, da cui Socrate ha probabilmente tratto ispirazione, e che forse risponde alla tua domanda: Oh Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli Dei”.

Intervista di Deborah Annolino