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Occupazione femminile al Sud e in Sicilia: problemi e prospettive future

Scritto da il 19 aprile 2022, alle 00:09 | archiviato in Economia. Puoi seguire ogni risposta attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o un trackback a questo articolo

La questione dell’occupazione femminile in Italia, e in particolare al Sud, è un problema eternamente irrisolto. La pandemia non ha fatto che evidenziare e intensificare difficoltà già presenti, come la suddivisione sbilanciata di mansioni domestiche e cura dei figli, che continuano a ricadere in gran parte sulle donne. Ciò che ne risulta è un ritardo notevole rispetto al resto d’Europa, che mette molte famiglie a rischio povertà e rallenta la crescita del paese. Per farsi un’idea più precisa, in Italia l’occupazione femminile si ferma al 49%, mentre in Germania la media è del 73,1%. Sono però enormi le differenze regionali, con Emilia-Romagna in linea con la media europea, e il Sud ben al di sotto. 

Sud e Sicilia continuano a preoccupare

 

Se in Italia lavora in media una donna su due, al Sud si scende a meno di una donna su tre. Secondo dati Eurostat, Campania, Calabria e Sicilia sono tra gli ultimi posti in Europa per quanto riguarda l’occupazione femminile, tutte e tre sotto al 30%. La cifra è di oltre trenta punti percentuali inferiore alla media UE di 62,4%. Ciò si allinea con un minor numero di occupati in generale. In Sicilia, gli uomini che lavorano sono il 52,9%, contro alla media italiana del 67,2%. Esistono poi problemi legati alla carenza di infrastrutture e misure di sostegno alla famiglia, che contribuisce a una più marcata divisione dei ruoli di genere tradizionali. 

Anche per quanto riguarda le imprese individuali e il lavoro autonomo le donne in Sicilia sono poco rappresentate. Un rapporto di Assoesercenti Sicilia mostra che soltanto il 27,7% delle ditte individuali ha una donna come titolare. La percentuale di amministratrici donne è ancora più bassa, al 25,8%. 

 

Formazione e digitalizzazione come opportunità

 

In presenza di dati come questi è urgente guardare a soluzioni che possano dare una svolta e aiutare un numero maggiore di donne ad accedere al mercato del lavoro. Molti vedono una nuova opportunità nella fase di transizione digitale che stiamo attraversando. Questa trasformazione sta creando non solo posti di lavoro in settori innovativi, ma anche la possibilità di formarsi in modo flessibile e a distanza. 

Un campo interessante e che a poco a poco sta attirando un crescente numero di donne è quello della programmazione, che al momento è particolarmente dinamico. Intraprendere la carriera da programmatore php non richiede per forza una laurea, a patto di acquisire le competenze richieste dalle aziende. Si può infatti iniziare la formazione con un bootcamp online come quello di Aulab, che insegna in pochi mesi le basi necessarie per cominciare a lavorare fin da subito alla costruzione di siti web. Non solo l’apprendimento può svolgersi in rete e da casa, ma anche la professione in sé ben si adatta a smart working e lavoro flessibile in remoto. È possibile in questo modo trovare un impiego a Roma o Milano, ma continuando a vivere al Sud senza bisogno di allontanarsi dai propri affetti e di stravolgere la propria vita personale.

 

Misure per l’occupazione femminile

 

Dal punto di vista istituzionale, non mancano le misure che puntano a integrare le donne nel mercato del lavoro. Ad esempio, la programmazione in Sicilia per gli anni fino al 2027 si concentrerà tra le altre cose sull’occupazione femminile e su iniziative a favore dei giovani. Questi sono anche tra gli obiettivi sostenuti dai fondi PNRR, parte dei quali sarà erogata a imprese create da donne per dare una spinta all’imprenditoria femminile. In particolare, il 40% dei 400 milioni stanziati sarà dedicato a progetti nelle regioni del Sud. In un momento di cambiamento come quello attuale, la speranza è che la crisi possa tramutarsi in opportunità positiva.

 

 

 





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