Ci sono delle regole non scritte che vanno osservate rigorosamente soprattutto nei rapporti con l’ambiente e con le persone con cui si è a contatto. Si tratta di regole e comportamenti tramandati che fanno parte di quel bagaglio culturale che si acquisisce nel percorso di un popolo e diventa parte integrante della collettività e dell’individuo: la correttezza, l’educazione, il buon senso, il rispetto per il prossimo ed essere soprattutto onesti, onesti intellettualmente, caratteristiche basilari che servono alla comunità per la civile convivenza.
Perché la civiltà di un popolo fa capo alla sua origine, alle radici e alla sua evoluzione.
Ogni individuo ha il sacrosanto dovere di rispettare e di fare rispettare queste regole, soprattutto quando si ha una responsabilità maggiore verso una collettività, facendo attenzione a non essere servi e a non asservire, seminando quei valori che servono ad arricchire gli animi, risvegliare le coscienze e non cercando di addomesticare menti. A chi viene conferita questa responsabilità, non può agire per conto suo, a proprio uso e consumo, ma deve essere rispettoso anche delle piccole pietruzze che fanno bella vista e rappresentano la memoria di una comunità. Richiamare l’attenzione, a chi in un determinato periodo viene affidata questa responsabilità, serve a ricordare che ha dei doveri, degli obblighi, e deve operare a nome e per conto della comunità e non a decidere a nome e per conto proprio. A casa nostra possiamo fare tutto quello che vogliamo, ma non ci possiamo permettere di fare scempio di quello che appartiene alla comunità, a centinaia di migliaia di persone. Se riflettessimo prima di operare, non faremmo danni che ci portano a dimenticare il nostro passato. Io mi appello a chi, come me, ha nel cuore questo paese, di iniziare a ridare, per quello che si può, non voglio fare utopia, un pizzico di identità che ci porti piano piano a vedere la Camastra di un tempo, la Camastra in “bianco e nero” ma colorata di autenticità, la Camastra fatta di quella l’atmosfera ludica che si viveva nelle famiglie e per le strade, quando lo stare insieme era un momento di confronto, di Folclore, di preghiera, dove tutto era più vero, dove tutto era genuino. Non voglio che scambiate la libertà di tornare alla Camastra di un tempo per involuzione, perché volare liberi verso il passato può dare il giusto valore e la giusta identità che Camastra merita.

Lillo Zarbo