La procura di Agrigento ha avanzato per la seconda volta una richiesta di archiviazione nei confronti di dieci responsabili regionali e nazionali di Italgas coinvolti nell’inchiesta sulla strage di Ravanusa. Era l’11 dicembre 2021 quando una gigantesca fuga di gas provocò una esplosione che devastò un intero quartiere con 9 vittime rimaste schiacciate sotto le macerie delle palazzine. Il figlio di Pietro Carmina, professore di filosofia al Liceo Foscolo di Canicattì, e Carmela Scibetta, dirigente del comune di Ravanusa, non ci sta e si è opposto nuovamente alla richiesta di archiviazione.

“Il mio cliente ha sempre sostenuto e voluto la ricerca della verità, vuole ricercare quello che ha portato all’esplosione e trovare le risposte che fino adesso non sono state individuate – dice il legale di Mario Carmina intervistato da TgR – Abbiamo chiesto, data la mancata risposta ai quesiti posti dal gip, l’imputazione coatta nei confronti degli indagati perchè nonostante vi sia una carenza di documentazione di collaudo i dirigenti e tecnici di Italgas non potevano non sapere.”


Il prossimo 15 maggio, intanto, riparte il processo a carico delle uniche due persone rinviate a giudizio per l’esplosione Per la procura di Agrigento a causare la micidiale deflagrazione, che provocò la distruzione totale di cinque palazzine e il crollo parziale di altre cinque, oltre al pesantissimo bilancio di nove vittime, è stato il cedimento strutturale di una saldatura del raccordo ad “S” della tubazione della rete gas cittadina, che scorreva sotto la via quasi all’altezza dell’intersezione tra la via Trilussa e la via Pascoli.