Negli ultimi anni, una modalità alternativa di scommessa ha preso sempre più piede anche in Italia: si tratta di un sistema che permette agli utenti di sfidarsi direttamente tra loro, senza che sia il bookmaker a proporre le quote. Questo approccio introduce concetti nuovi come il cashout (cioè la possibilità di chiudere una scommessa prima della fine dell’evento), il ruolo di banco oltre che di giocatore, e vere e proprie strategie di trading sportivo. Un tempo conosciuto solo da una nicchia di appassionati, questo sistema ha visto una notevole crescita dopo la regolamentazione da parte dell’ADM. Oggi è diventato una realtà consolidata, anche se richiede maggiore competenza rispetto alle scommesse tradizionali.
Quote e commissioni: una logica da mercato finanziario
A differenza delle scommesse classiche, dove ci si limita a puntare su un esito offerto dal sito, in questo modello ogni giocatore può proporre la propria quota oppure accettare quella messa in campo da altri utenti. In pratica, si può sia “puntare” che “bancare”, cioè scommettere contro un determinato risultato. Il ruolo del concessionario, come può essere una slot di https://www.rabona.it.com/, in questo contesto è neutrale: si occupa solo di mettere in contatto i partecipanti, gestire le puntate e distribuire le vincite. Per questa attività viene trattenuta una commissione sulle giocate vinte, solitamente tra il 2% e il 5%, all’interno della quale è già incluso il prelievo fiscale. In sostanza, il giocatore non deve dichiarare nulla: la tassazione è già applicata a monte dal gestore della piattaforma, che versa una quota allo Stato.
Un mercato in crescita, ma non ancora per tutti
In Italia, questa “borsa delle scommesse” ha attirato una fascia specifica di giocatori, più esperti e appassionati di strategie. La sua diffusione, pur non ancora capillare, sta proseguendo a buon ritmo. A febbraio 2025, la spesa complessiva degli utenti ha superato 1,6 milioni di euro, un dato significativo considerando che non tutti gli operatori con licenza ADM offrono questa modalità. La principale difficoltà per i concessionari è legata alla necessità di avere una base di giocatori molto ampia, per garantire un flusso costante di quote e puntate. Inoltre, nel tempo ci sono stati cambi normativi che hanno reso meno prevedibile la gestione fiscale lato operatori – anche se i giocatori non sono stati penalizzati da questi aspetti.
Tassazione delle vincite: come funziona in Italia
La tassazione sulle vincite varia in base al tipo di gioco. Per il modello “punta e banca”, come accennato, il prelievo è applicato direttamente sulla commissione dell’operatore, quindi il giocatore non ha obblighi dichiarativi. Diverso è il caso di giochi come Lotto, Superenalotto o gratta e vinci, dove si applica la cosiddetta “tassa sulla fortuna”, che può variare in base all’importo vinto. Nei casinò online e fisici autorizzati dallo Stato, le vincite sono tassate alla fonte: anche qui il giocatore riceve il premio al netto e non deve includerlo nella dichiarazione dei redditi. Restano invece ancora alcuni dubbi normativi sulle vincite ottenute nei casinò fisici situati al di fuori dell’Unione Europea, un’area su cui si attendono chiarimenti ufficiali.
Così, la possibilità di scommettere direttamente contro altri utenti ha portato un’interessante alternativa nel panorama del gioco legale italiano. È un sistema più tecnico e strategico, ma al tempo stesso trasparente e regolato. Chi sceglie questo approccio può contare su una tassazione chiara e sull’affidabilità degli operatori autorizzati, anche se – per ottenere il massimo – è sempre consigliabile un buon livello di preparazione e un’attenta gestione delle giocate.