Un vero e proprio terremoto giudiziario. La procura guidata da Giovanni Di Leo ha messo le mani su quella che sembrerebbe essere una “tangentopoli” con forti radici agrigentine. L’ipotesi è l’esistenza di un vasto sistema di corruzione volto a pilotare gli appalti pubblici a favore di specifiche imprese e ditte.
La Squadra Mobile di Agrigento, diretta dal vicequestore Vincenzo Perta, ha eseguito ieri cinque arresti: si tratta di quattro imprenditori originari di Favara e di un dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata.
In carcere sono finiti:
• un imprenditore di 44 anni, di Favara;
• un ex consigliere provinciale ed ex assessore del Comune di Favara, 68 anni.
Agli arresti domiciliari:
• un’imprenditrice di 36 anni, di Favara;
• un dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata, 67 anni;
• una donna di 65 anni, anche lei di Favara.
Gli indagati – al momento – sono tredici, ma il numero potrebbe crescere. In particolare, per l’appalto della rete idrica di Agrigento, oltre ai due indagati noti vi sarebbe almeno un altro soggetto la cui identità non è stata resa pubblica dalla Procura.
Tra gli indagati figurano imprenditori, un avvocato, ingegneri e dirigenti pubblici. Le accuse, a vario titolo, sono: corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti e ricettazione.
L’indagine ha già scosso l’opinione pubblica locale, con reazioni anche da parte del mondo sindacale.
Il sindacato di polizia, attraverso una nota ufficiale, ha espresso pieno sostegno all’operazione condotta dalla Squadra Mobile:
“Plaudiamo all’eccellente operazione di polizia giudiziaria condotta dalla Squadra Mobile di Agrigento indirizzata a ripristinare legalità nello sviluppo economico della provincia di Agrigento.”
Il Segretario Generale Nazionale, Antonino Alletto, ha aggiunto:
“L’azione investigativa odierna conferma l’alto profilo delle donne e degli uomini della Polizia di Stato e l’indispensabile attività di vigilanza per evitare inquinamenti nella concessione degli appalti pubblici. Solo così si possono premiare le aziende sane del nostro Paese, individuando – se ci sono – responsabilità gravi da parte di funzionari o politici che tradiscono il loro mandato a danno dei cittadini. In questi casi, occorrerebbe applicare pene severissime, prive di benefici e senza sconti.”
“Il danno arrecato alla collettività è enorme e spesso irreparabile. Situazioni del genere trascinano l’imprenditoria agrigentina in un contesto di scorrettezza che penalizza chi opera onestamente. Le imprese virtuose, che danno lavoro e sostengono l’economia del territorio, devono essere tutelate.”
“Le congratulazioni agli operatori della Polizia di Stato non dovrebbero giungere solo da chi conosce i sacrifici richiesti da operazioni complesse come questa, ma anche da quella parte sana della politica e dell’economia che desidera legalità e trasparenza.”
Anche il Segretario Generale Provinciale, Alfonso Imbrò, ha voluto unirsi al plauso, sottolineando:
“Ribadiamo le congratulazioni al dirigente della Squadra Mobile, dr. Vincenzo Perta, a tutti i colleghi e alla magistratura agrigentina. È il segno che lo Stato c’è e funziona. Auspichiamo che il Capo della Polizia ponga maggiore attenzione alla carenza di personale della nostra Questura e dei suoi presidi.”