Trentacinque condanne per oltre due secoli e mezzo di carcere e otto assoluzioni. Tra queste ultime vi è anche quella del vicepresidente del consiglio comunale di Canicattì, Giuseppe Alaimo. Si è concluso così il primo grado di giudizio del processo – rito abbreviato – scaturito dalla maxi inchiesta “Ianus”, l’operazione che fece luce sulla riorganizzazione di Cosa nostra e Stidda a Gela e su un traffico di stupefacenti anche nell’agrigentino. Lo ha disposto il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Gela, Lorena Santacroce. Il politico canicattinese, difeso dall’avvocato Giacinto Paci, era accusato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Anche il pm Claudia Pasciuti, al termine della requisitoria, aveva chiesto l’assoluzione di Alaimo.
“Oggi la giustizia ha ristabilito la verita’: Giuseppe Alaimo, presidente provinciale della Democrazia Cristiana di Agrigento, e’ stato assolto con formula piena dalle gravi accuse che gli erano state mosse, perche’ il fatto non sussiste”. Lo dichiara Stefano Cirillo, segretario regionale della DC. “Una verita’ – prosegue – che dovrebbe far riflettere tutti coloro che, dentro e fuori il perimetro dell’informazione, hanno condannato mediaticamente un uomo colpevole, nella percezione pubblica, solo di rappresentare la Democrazia Cristiana.