La Procura di Agrigento – con il pm Alessia Battaglia – ha notificato l’avviso conclusione indagini nei confronti di 16 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta sul maxi incendio che ha devastato il deposito rifiuti della ditta Omnia a Licata. Il rogo – avvenuto nel gennaio scorso e domato dopo alcune settimane di lavoro incessante – provocò un grave danno ambientale che impose al sindaco anche l’adozione di misure drastiche come la chiusura delle scuole cittadine. Le indagini culminarono con due distinte operazioni dei carabinieri che, in prima battuta, arrestarono tre persone e, poco dopo, al termine degli interrogatori preventivi, eseguirono altre dieci misure cautelari. L’inchiesta – coordinata dal procuratore Giovanni Di Leo e dal sostituto procuratore Alessia Battaglia – avrebbe fatto luce non soltanto sull’incendio alla ditta Omnia ma su uno spaccato di violenza e criminalità diffusa tra Campobello di Licata, Ravanusa e Licata. La vicenda è legata al maxi incendio nel deposito di rifiuti dell’impresa Omnia, avvenuto alle fine dello scorso gennaio nella periferia di Licata. Il rogo, domato soltanto dopo alcune settimane di incessanti operazioni, provocò un grave danno ambientale che impose al sindaco anche l’adozione di misure drastiche come la chiusura delle scuole cittadine. L’inchiesta, durata oltre dieci mesi, ha fatto luce non soltanto sull’incendio alla Omnia ma anche su uno spaccato di criminalità e violenza tra Ravanusa, Licata e Campobello di Licata.
Gli indagati adesso avranno venti giorni di tempo per depositare memorie o chiedere di essere interrogati per scongiurare la richiesta di rinvio a giudizio e finire, dunque, a processo. Le 16 persone coinvolte sono rappresentate dagli avvocati Salvatore Manganello, Calogero Meli, Carmelo Pitrola, Giovanni Rinzivillo, Antonio Ragusa, Salvatore La Loggia, Stefano Argento, Candido Cavalcanti, Graziella Miccichè, Ignazio Terranova, Salvatore Bongiorno e Valentina Bongiorno.