L’analisi di Assoesercenti sui dati diffusi da Istat per il primo semestre 2025 mette in evidenza il quadro demografico nazionale e le differenze territoriali, fornendo elementi utili alla riflessione sulle politiche sociali e sanitarie.

Nei primi sei mesi dell’anno si sono registrati 327.271 decessi in Italia, con distribuzioni percentuali differenti tra le regioni.


Le regioni con la maggiore incidenza sul totale nazionale

Lombardia – 52.053 decessi (15.90%)

Lazio – 29.830 decessi (9.11%)

Campania – 28.847 decessi (8.81%)

Sicilia – 26.680 decessi (8.15%)

Piemonte – 26.353 decessi (8.05%)

Veneto – 25.724 decessi (7.86%)

Emilia-Romagna – 25.368 decessi (7.75%)

Toscana – 21.678 decessi (6.62%)

Puglia – 21.181 decessi (6.47%)

Liguria – 10.447 decessi (3.19%)

Le province siciliane

Con 20.680 decessi (6.32% del totale nazionale) la Sicilia si colloca al quarto posto per incidenza. A livello provinciale:

Palermo: 6.613 decessi (31.98%)

Catania: 5.494 decessi (26.57%)

Trapani: 2.514 decessi (12.16%)

Siracusa: 2.127 decessi (10.28%)

Ragusa: 1.643 decessi (7.94%)

Caltanissetta: 1.368 decessi (6.61%)

Enna: 922 decessi (4.46%)

I dati Istat provvisori sulla natalità evidenziano un calo rispetto all’anno precedente. Il saldo naturale si conferma fortemente negativo.

“Il quadro demografico che emerge dai dati Istat – commenta il presidente di Assoesercenti Salvo Politino – non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche: le nascite continuano a calare, mentre i decessi restano elevati, determinando un saldo naturale che erode costantemente la popolazione residente. In Sicilia, pur con un’incidenza percentuale sul dato nazionale allineata a regioni di dimensioni simili, si registrano differenze interne significative tra le province. Questi elementi richiedono attenzione e politiche mirate, dalla sanità alla pianificazione territoriale, passando per il sostegno alla natalità e alle famiglie. L’impatto di questo squilibrio – prosegue Politino – si riflette in maniera diretta sul mondo del lavoro: meno giovani significa meno forza lavoro disponibile, con effetti sulla produttività, sulla capacità di innovazione delle imprese e sulla sostenibilità del sistema previdenziale. Il rischio è un mercato del lavoro sbilanciato verso le fasce più anziane, con carenze di competenze emergenti e un calo della competitività del Paese. Come Assoesercenti, riteniamo fondamentale che istituzioni, imprese e corpi intermedi lavorino insieme per affrontare questa sfida strutturale con una visione di lungo periodo, capace di coniugare politiche per la crescita demografica e il rafforzamento del tessuto economico-produttivo”.