Introduzione di Aristotele Cuffaro, presidente associazione culturale e teatrale “Nino Martoglio” di Grotte, all’ ottava edizione del Premio da lui ideato e organizzato.

“Ci sono manifestazioni che nascono ma finiscono nel dimenticatoio per pura sfortuna o per mancanza di credibilità, basandosi su contenuti svuotati dalla monotonia e ripetitività del tema. Il Premio Martoglio, giunto all’ottava edizione, è un albero che a Grotte ha affondato le radici e le rafforza sempre più. Il richiamo al dialetto è l’universo poetico dell’evento, il volere nei versi la persistenza delle nostre origini, delle tradizioni del nostro costume, rendendo l’antichità affascinante inzuppata di romanticismo. Il Premio rappresenta una forza viva, per il “superato”, quasi un dovere nei confronti di una storia etnica da riportare alla luce, che combatte contro qualcuno considerando erroneamente o almeno in misura non giusta il passato “qualcosa di morto”. Può esistere un futuro senza aver costruito solide basi nel passato? E soprattutto: Può esistere un futuro migliore, rinnegando le azioni dei nostri avi? Sarebbe come se la nostra valle dei templi si trasformasse in un paesaggio astrale, dove al posto delle colonne ci fossero ascensori spaziali. Così apparendo, la valle dei templi sarebbe senza dubbio priva di personalità innaturale, perderebbe la sua bellezza spirituale. Il Premio Martoglio cerca di insegnarci con la poesia dialettale, quale espressione dell’animo umano ed elevazione dello spirito, evocando pensieri ed emozioni attraverso parole taciute o allusive, che la strada verso l’isola della felicità è percorribile solo da coloro che conserveranno nel cuore l’amore per le proprie tradizioni culturali e sociali”.