A mia mi piace di leggere e rileggere le cose che scrisse Peppi Paci, il grande poeta caniattinisi.
Certo, non capiu subito la differenza tra “Arcade Maggiore” e “Minore”, né mi veniva facile capire perché lui, in quanto maggiore, era minore. Quando tutto mi fu chiaro scoppiai in una fragorosa risata e rilessi tutte le sue poesie d’un fiato.
Scuola non ne ho tanta, anche perché quando ci andavo la guerra era appena finita e bisognava subito lavorare. Ma era scuola d’altri tempi, e quello che ti ‘nsignavano ti restava in testa per sempre. E mi piace leggere le poesie di Peppi Paci perché sono scritte in siciliano, ma sono sostanziose e capisci tante cose della vita. E picchì ti restano ‘ntesta come le cose imparate a scuola.
E poi Peppi Paci aveva una fantasia che non ce n’erano a li stessi ed i suoi personaggi, immaginari o veri, erano divertenti e dicivano cose giuste. Come la scecca di patri Decu,“’na scecca prudigiusa e sapienti, ca duna nsignamentu a li ‘struìti”.
Quant’era brava questa scecca che avvisava patri Decu delle difficoltà nel seguire una via raccomandata dal “dotto” ngignere La Rocca…
“cridiri a li ‘ngignera è tempu persu”, sbotta Patri Decu quando trova la strata ammarrata da un travo.
Quando Patri Decu riferì il fatto allo ‘ngignere La Rocca, questi non tardò a cuntargli di un professore di Girgenti che non salutava gli uomini ma li scecchi pi la strata. E l’onorevole Sammartino propose un’ordinanza con la quale l’Accademia del Parnaso invitava a salutare tutti li scecchi…
Ebbene, è strano che ora che accumincia la campagna elettorale, tanta gente di quella che si porta a sinnacu o consigliere, che prima neanche ti vedeva o faceva finta di non vederti, comincia a fermare a tutti per strata, a vasari a destra e manca, a pagare cafè e apiritivi, a ricordarsi di tutti, insomma…a salutàri…
Ma… è la stessa storia della scecca di patri Decu?