Prendendo spunto da recenti episodi di cronaca vogliamo proporre oggi ai nostri lettori una riflessione su quello che succede veramente dietro le quinte nel mondo del giornalismo.

Da quando ho deciso di curare questa piccola rubrica su canicattiweb.com ho sempre cercato di essere, in tutte le situazioni che ho affrontato, sincero ed intellettualmente onesto con i miei lettori.


Non ho mai manomesso nessuna informazione in quanto credo fermamente che il giornalismo sia una missione, ed in quanto tale presupponga una grande determinazione ed una grossa dose di realismo visto che spesso, anzi forse troppo spesso, le cose non vanno per il verso desiderato.

Un vero giornalista non dovrebbe mai fuorviare le opinioni dei suoi lettori con notizie poco attendibili, artefatte o addirittura false.

Questa mia convinzione è stata ancor più rinfrancata dalle belle parole scritte mercoledì tre agosto da Piero Ottone sulla pagina lettere, commenti&idee del quotidiano La Repubblica.

In una nota personale che si intitola L’ultimo Mogul dell’informazione Ottone ripercorre, in un lungo excursus storico, la figura dell’editore parlando dell’enorme potere che deriva loro dal fatto che influenzano quotidianamente tramite le loro pubblicazioni buona parte dell’opinione pubblica.

Nella ricostruzione storica si va da Alfred Harmsorth noto come Lord Northcliffe che fu l’inventore del giornale popolare fino ad arrivare alle moderne figure di tycoon dei nostri giorni come il magnate australiano Rupert Murdoch.

Proprio Murdoch si trova in questi giorni al centro di uno scandalo di proporzioni enormi che ha portato addirittura alla chiusura dopo 125 anni di ininterrotta attività editoriale il news of the world storica testata della News Corp. la holding che fa capo proprio a Murdoch.

L’accusa è molto grave; alcuni giornalisti del news of the world avrebbero acquisito informazioni importanti su alcuni casi comprando i fascicoli da alcuni poliziotti corrotti di Scotland Yard.

Ma non finisce qui, la redazione del world da quanto è emerso nelle indagini in corso, teneva illegalmente sotto controllo, tramite investigatori privati, moltissime utenze telefoniche intestate a persone che a vario titolo sono state coinvolte nelle inchieste.

Il fine giustifica i mezzi direbbe qualcuno ma qui stiamo proprio esagerando.

I giornalisti ormai si insinuano dappertutto e mettono a repentaglio la privacy, il lavoro e gli affetti delle persone che si trovano coinvolte nei casi di cronaca.

Una volta esisteva il giornalismo d’inchiesta che ci ha abituati alla figura, ormai classica, del reporter che scovava tramite i suoi contatti quante più notizie possibile sul caso su cui stava lavorando.

Questa figura, che ha se mi consentite anche un so che di romantico, a metà strada fra il detective alla Sherlock Holmes e i menestrelli che nel medioevo narravano le epiche avventure dei cavalieri, sta lentamente scomparendo per cedere il posto ad una nuova forma di giornalismo che evolve velocemente da quello d’inchiesta a quello di tortura.

Il lettore ha il sacrosanto diritto di essere informato, anche in ragione del fatto che le notizie sono una merce che acquista ogni giorno, questo è fuor di dubbio, ma questo diritto all’informazione non deve assolutamente e in nessun caso autorizzare i giornalisti e le redazioni per cui lavorano ad utilizzare metodi scorretti e troppo invadenti.

La verità è che se vuoi attirare l’attenzione di qualcuno su qualcosa devi per forza fare gossip; la gente si annoia e non legge più, quando la cronaca è troppo piatta per certi versi le notizie si assomigliano tutte e si corre il rischio di scrivere roba vecchia ancor prima che vada in stampa sulle rotative, quindi per incrementare il numero delle copie vendute bisogna inventarsi qualcosa che possa attirare l’attenzione dei lettori.

Gli italiani adorano questo genere di giornalismo aggressivo che a tratti, nel caso degli svariati omicidi che purtroppo si continuano a ripetere, diventa macabro e di pessimo gusto.

Sono state scritte centinaia di pagine e versati fiumi d’inchiostro solo per raccontare come una povera ragazzina è stata seviziata e si arriva anche a pagare cifre sconsiderate per avere una perizia da pubblicare in esclusiva scritta da un esperto criminologo che racconta alla gente, come se la cosa potesse interessare qualcuno, la traiettoria esatta degli schizzi di sangue sul pavimento sulla scena del delitto.

Tutta questa truculenta poltiglia horror pseudo-giornalistica viene sbattuta ogni giorno in prima pagina. Raccapricciante ma vero.

L’imperativo è sempre lo stesso: aumentare le vendite.

A proposito di vendite in questi ultimi giorni sembra che quelle di una piccola casa di video produzioni in provincia di Pisa siano andate proprio a gonfie vele.

Sul sito dove migliaia di italiani curiosi si sono riversati per dare un occhiata si leggeva la frase “prodotto non disponibile”.

Il prodotto in questione è un video amatoriale che ha come protagonista una giovane ragazza di San Miniato, comune del pisano, giovane bella e fra le altre cose anche responsabile di uno dei circoli locali del PD.

La ragazza è stata prontamente ribattezzata da qualche solerte reporter della zona “la porno-segretaria di San Miniato”.

Il risultato più che scontato sono state le dimissioni da parte della stessa da tutti gli incarichi pubblici, un numero di telefono che ormai da diversi giorni risulta irraggiungibile e un insopportabile gogna mediatica da parte di cronisti e gossipari che cercano a tutti i costi una foto una dichiarazione o altri scabrosi dettagli della vicenda.

Gli italiani da buoni voyeur non rinunciano mai allo scandalo sotto le lenzuola che fra l’altro è un genere che va sempre di gran moda.

E’ una vecchia abitudine che ci trasciniamo dietro fin dai tempi dell’impero romano.

Spesso, è risaputo, i potenti si impigliano nel reggicalze delle loro amanti e gli imperi vacillano sotto i colpi sferzanti di giornali e tv che danno in pasto a migliaia di telespettatori curiosi le erotic novels del potente di turno.

Il nostro presidente del consiglio al riguardo è una star internazionale. Almeno possiamo consolarci sapendo che la leggendaria nomea di playboy degli italiani viene rinvigorita dai nostri parlamentari che non lesinano affatto in quanto a veline e soubrette varie.

Peccato che a quanto pare si occupino solo di questo.

Almeno ai tempi di Craxi e della famosa Milano da bere inventata dai socialisti nei rampanti anni ottanta le serate allegre trascorse nei locali alla moda in compagnia di affascinanti ragazze era una pratica molto consueta ma ogni tanto in parlamento si discuteva anche di politica non solo di scandali e inchieste varie.

Tralasciando per un attimo queste italiche vicende vorrei tornare a parlare del magnate australiano Rupert Murdoch.

Il primo agosto la piattaforma digitale Sky Italia ha sospeso la programmazione di current tv di proprietà dell’ex vice presidente USA Al Gore, che secondo il mio modesto giudizio ritengo sia uno degli esperimenti televisivi più interessanti degli ultimi anni.

La motivazione ufficiale, si legge in una nota stampa della società, è che l’audience del canale nell’ultimo periodo ha registrato una flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e che i costi per il rinnovo del contratto con l’emittente non giustificano l’investimento che a detta del management di Sky non sarebbe stato remunerativo.

La verità invece è fondamentalmente di carattere politico e presenta due risvolti; uno legato all’Italia, l’altro alla redazione di current USA.

Il nostro Presidente del consiglio sembra si sia particolarmente irritato per alcune docu-fiction che lo vedono protagonista inserite nel palinsesto di current tv, senza parlare poi degli interventi diabolici di Marco Travaglio nella striscia quotidiana Passaparola che andava in onda con la collaborazione del blog di Beppe Grillo.

Dopo un periodo di accese polemiche al riguardo il governo a seguito della decisione di Sky di chiudere current tv ha allentato un po’ le norme che agevolano il digitale terrestre.

Chiudere un canale per vivere un po’ più tranquilli. Mi sembra un buon compromesso.

Se poi quel canale è l’unica voce libera dai padroni dell’etere che fa informazione e giornalismo al servizio dei cittadini pazienza, che volete che vi dica.

Comunque c’è sempre Emilio Fede ed il suo buon vecchio tg 4.

Sempre che non finisca anche lui a San Vittore a far compagnia all’altro reclutatore delle festicciole di Arcore, l’agente televisivo Lele Mora.

A dire il vero oltreoceano non è che le cose vadano poi tanto meglio…

Murdoch, rivelano alcune autorevoli fonti all’interno di News Corp. non ha condiviso la decisione presa dalla redazione di current USA di assumere il giornalista Keith Olberman che di certo non è stato tenero nelle sue recenti inchieste su Murdoch e la News Corp.

Forse è meglio azzerare tutta la redazione e chiudere bottega avrà pensato bene Murdoch.

Giulio Cesare non si fidava di nessuno e per comunicare con i suoi uomini nelle legioni più avanzate usava messaggi cifrati. Dai nemici puoi sempre difenderti perché sai chi sono e cosa fanno ma quando il nemico è uno dei tuoi sei vulnerabile e non sai mai quando potrebbe colpirti. In più non c’è il vantaggio tattico della sorpresa. Meglio evitare. Saggia decisione.

Comunque voglio spezzare una lancia in favore di questo simpatico ottuagenario che a conti fatti è il maggior editore del mondo.

Quando i giudici della corte federale di New York hanno deciso di rilasciare l’ex presidente dell’FMI Dominique Strauss-kahn ritenendo infondate le accuse contro di lui, i giornalisti del New York Post e del Wall Street Journal hanno dato ampio risalto alla notizia facendo anche notare che molte notizie sul suo caso sono state volutamente manomesse e insabbiate da altri prestigiosi quotidiani che avevano il preciso obiettivo di screditare l’ex presidente dell’FMI.

Forse adesso qualche appassionato di teorie del complotto e dietrologismi vari starà pensando che Strauss-kahn e Murdoch siano amici di vecchia data e che l’australiano stia cercando di dare una mano all’amico con questa campagna stampa a suo favore.

Ma questa è un’altra storia.

Adesso le buone notizie.

Jeremy Clarckson, famoso giornalista inglese autore del programma Top Gear che va in onda anche in Italia ha recentemente provato durante una puntata della sua trasmissione dedicata alle auto sportive, l’ultimo gioiello made in Maranello, la 458 Italia.

Clarckson notoriamente non ha un debole per le auto italiane, anzi a volerla dire tutta credo che non abbia un debole per nessun’auto che non sia sfacciatamente british, le ha fatte tutte a pezzi nelle sue recensioni ma dopo aver provato la otto cilindri italiana ha dichiarato di essersi perdutamente innamorato di lei.

“absolutely fantastic” assolutamente fantastica… questo è il commento a caldo subito dopo la prova sul circuito di Dunsfold Park.

“Posso tranquillamente dire senza timore alcuno di essere smentito – prosegue Clarckson – che la 458 è la migliore auto sportiva oggi in commercio”.

Circa due mesi fa un famoso e facoltoso collezionista inglese, ultra conservatore da buon inglese anche in fatto di auto sportive, si è recato a Maranello in visita presso lo stabilimento della Ferrari e dopo aver osservato le linee di produzione delle auto italiane ha richiesto un colloquio privato con il responsabile dell’ufficio clienti che dopo circa mezz’ora ha riferito ai vertici dell’azienda il contenuto della conversazione.

Sembra che l’inglese gli abbia detto, testuali parole, “vorrei comprare una di quelle Ferrari rumorose che piace tanto a Jeremy Clarckson”.

E poi dicono che i giornalisti combinano solo guai.

Vincenzo Sciabica