Per chi non lo avesse ancora capito, la politica, e quindi chi la rappresenta nelle varie istituzioni a vario titolo, per mestiere o per interessi personali e di partito, si è spogliata da tempo da tutte le sue responsabilità, delle proprie competenze e dei propri strumenti, delegando irresponsabilmente ai privati anche i servizi vitali per i cittadini, con la scusante che sarebbero stati buoni garanti di efficienza e benessere sociale. Abbiamo visto com’è finita: come tutti immaginavamo e come a priori i nostri politici ed amministratori sapevano già, e cioè con l’arricchimento di pochi a discapito di tanti. Non solo economicamente, ma soprattutto per la salute pubblica, considerati i turni lunghi e la poca acqua che arriva alle famiglie.
Ho voluto fare questa premessa poichè, giovedì 7 giugno, in quel di Ravanusa, c’ero anch’io tra la gente che formava la lunga fila sotto il sole cocente, per chiedere spiegazioni sulle fatture alla «Girgenti Acque» presso lo sportello sito al piano terra del Municipio (se lo fai inviando e-mail alla direzione non ti rispondono nemmeno). Tutti in fila tra le imprecazioni e le lamentele delle tante persone, per lo più anziane, nel silenzio assoluto dei piani alti del «Palazzo». C’era chi denunciava un elevato costo o un elevata fatturazione di metri cubi, chi non se la sentiva di pagare il costo di 39,18 euro di canone per un depuratore mai funzionato, oltre il costo di 12,96 euro di canone fognario nonostante abitante in zona mai fornita da allaccio fognario e di conseguenza, direi giustamente, chiedeva pure il ritorno dei soldi pagati anche per gli anni passati. Tanti cittadini imprecavano contro la politica e suoi rappresentanti, altri contro amministratori e consiglieri comunali, come se questi fossero caduti dal cielo o autoproclamatisi. Nessuna autocritica per non avere mai saputo dimostrare di sapere incalzare e fustigare la mala politica che lamentavano, nessuna autocritica per non essersi mai sottoposti alla fatica dell’agire, prima che lamentarsi. Dimentichiamo sempre che i garanti dei cittadini siamo i cittadini stessi e che nessuno mai ci salverà dalla cattiva politica fin quando saremo un popolo dormiente e pensiamo che, tanto, c’è qualcun altro che può stare in trincea al nostro posto.
Certo, la maggioranza dei cittadini ha votato e vinto il referendum per l’acqua pubblica, ma chi doveva prenderne atto lo ha ignorato miseramente. A questo punto tocca rifarsi alla Storia, che è come l’oste che presenta i conti che «male» abbiamo fatto: da che mondo è mondo, chi ha grandi mezzi che gli danno potere decide anche per gli altri, anzi a prescindere dagli altri: salta ogni mediazione, ogni passaggio democratico e arriva solo dove gli interessa arrivare, facendo e disfacendo, mettendo paura e non rispondendo a niente e a nessuno. Ecco perchè, al di la di ogni rispettoso «ordine sociale» – tocca pensare e praticare personalmente la libera disponibilità della nostra forza. Riprenderci la sovranità di popolo, svegliandoci quindi dal lungo letargo in cui siamo caduti da fin troppo tempo.

Salvatore Ferrara